Gabriella Pession sul set de “La Porta Rossa” «Adoro il mare e la Bora sul molo Audace»

L’INTERVISTA TRIESTE«Amo molto Trieste, potrei viverci: adoro il mare, quando sono stanca vado sul Carso. Stare sul molo Audace mi mette di buonumore. E poi io amo l’inverno: durante le riprese della...

L’INTERVISTA

TRIESTE

«Amo molto Trieste, potrei viverci: adoro il mare, quando sono stanca vado sul Carso. Stare sul molo Audace mi mette di buonumore. E poi io amo l’inverno: durante le riprese della prima stagione me la sono goduta ancora di più con la Bora». Gabriella Pession ha trascorso quattro mesi nel capoluogo giuliano per le riprese della serie Rai “La Porta Rossa”, dove interpreta il magistrato Anna, vedova del commissario Cagliostro (Lino Guanciale).

L’attrice si è trasferita in città con tutta la famiglia: il marito, l’attore irlandese Richard Flood, e il figlio Giulio, di quattro anni. «Sono stata a Portopiccolo per un mese, un posto eccezionale per la privacy, il mare meraviglioso e le infrastrutture utilissime per una mamma. Ora siamo in centro a Trieste. Mio marito è tornato da Los Angeles da poco e gli sembra di vivere in un dipinto». In città rimarrà fino al 20 ottobre. Subito dopo ritroverà Guanciale sul palco a Milano per le prove di “After Miss Julie” al teatro Franco Parenti, un progetto messo in piedi proprio da Pession, che ha comprato i diritti della pièce.

Gabriella, com’è stato ritrovare il personaggio di Anna?

«Due anni fa, quando ho girato “La Porta Rossa 1”, arrivavo dal lutto della perdita di papà. La sceneggiatura mi aveva colpita perché Anna doveva elaborare proprio la perdita di Cagliostro, perdonare la persona che in vita non era riuscita a perdonare. Il personaggio aveva un tale richiamo verso il mio mondo interiore di allora che, per alcune scene di dolore e di rabbia, ho dovuto attingere dalle mie stesse emozioni. Oggi ho riportato a Trieste un altro pezzo di vita e rincontrato un personaggio molto più legato alla difficoltà di diventare madre in un momento infelice: Anna dà alla luce la figlia di Cagliostro ma deve affrontare tutto da sola».

La maternità, insomma, raccontata anche nei suoi aspetti tabù…

«Spesso la televisione rappresenta il diventare madri solo come una cosa meravigliosa. Lo è, però il mondo interiore di una donna rapportato a un evento così immenso non viene quasi mai raccontato. “La Porta Rossa” invece lo fa, concentrandosi anche sugli aspetti più intimi dei personaggi: per il linguaggio televisivo generalista italiano, una cosa molto inusuale».

Cosa succede ad Anna nei nuovi episodi?

«Nella prima puntata qualcosa sconvolgerà completamente la sua esistenza e la porterà a dover rielaborare il modo in cui ha vissuto fino a oggi. Cercherà ancora una volta un contatto con Cagliostro. La temperatura emotiva di questa seconda stagione è altrettanto alta: su questo set mi commuovo veramente. Nelle scene con Lino Guanciale che hanno a che fare con la perdita, la nostalgia e il destino di ognuno, accade tra di noi qualcosa di speciale».

Le riprese sono soprattutto notturne …

«Di base finiamo di girare intorno alle 3-4 di notte: si perde il sonno, la mattina sono sfasata. Del resto la notte è una grande protagonista della serie, come Trieste: il nostro regista Carmine Elia, che è un esteta, fa un lavoro di immagine strepitoso sulla città».

Qual è il suo futuro dopo “La Porta Rossa”?

«Dopo vent’anni che faccio questo mestiere non ho più la bulimia lavorativa di prima, ho sviluppato un gusto e un’identità nella mia vita privata, anche come mamma e moglie. I progetti con grandi personaggi femminili sono pochissimi, per questo dopo la prima “Porta Rossa” ho deciso di fermarmi in tv per due anni. Ho lavorato in America e ora ho scelto di fare teatro ».

Del resto in televisione la sua popolarità è già altissima…

«Patisco il pregiudizio, tutto italiano, per cui un attore che ha fatto televisione è “un attore di tv”. Ho iniziato col cinema d’autore, con Lina Wertmüller (nel film “Ferdinando e Carolina”, ndr), poi siccome ho fatto “Capri” nel 2005 sono stata spesso relegata solo a quella serie. Non sono sprezzante nei confronti della tv, il lavoro è sacro, però io sono anche tante altre cose. Adesso voglio lavorare solo con persone con le quali sto bene, in progetti che mi interessano. Quando fai questo mestiere la condizione di solitudine è grande, ma ora le cose sono cambiate: torno a casa dalla mia famiglia e ho un mio centro dove esisto al di là del mio lavoro». —





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