Galeotta bicicletta per due coppie scambisti ante litteram in Francia

Maurice Leblanc, creatore di Arsenio Lupin, firma “Finalmente le ali”, per la prima volta tradotto in Italia con Elliot. Due ruote veicolo di modernità



Due coppie francesi partono per un viaggio in bicicletta in Bretagna e in Normandia. Pedalando in mezzo alla campagna, tra una chiacchiera e l'altra, i quattro scoprono nuove affinità, l'ordine amoroso si scompiglia, i partner cambiano 'per questione di cuore ', come avrebbe detto Patty Pravo. È estate, fa caldo, le cicale sopra la testa, il sole che scotta; si suda, un ruscello invita a rinfrescarsi, qualche indumento finisce sull'erba, seguito dai suoi proprietari. La fine della vacanza troverà due nuove coppie che se ne andranno ognuna per la sua strada, senza rimpianti per i rispettivi ex.

Una storia di tradimenti consensuali, di scambisti. Banale forse ai nostri tempi, meno a fine Ottocento, a quando risale 'Finalmente le ali' (Elliot, 86 pagg., 13,50 euro) di Maurice Leblanc, un romanzo che nella sua appartente semplicità nasconde parecchi spunti di interesse. Intanto è la prima volta che viene tradotto e pubblicato in Italia, perché l'argomento libertino, lo scambio di coppia, l'amore libero dei quattro era accettato nella Francia del 1898, ma avrebbe suscitato scandalo nell'Italia umbertina.

Non solo ma, scrive Stefano Pivato nell'introduzione, "la cultura cattolica condannava la bicicletta come strumento di modernità e veicolo di peccati come l'anarchia e l'ermafroditismo". In altri paesi invece la bici divenne il simbolo delle battaglie politiche con cui le donne rivendicavano nuovi diritti di cittadinanza. La bicicletta, mezzo di trasporto e svago nuovissimo, suggeriva di godere l'autonomia, l'uguaglianza e la libertà tra i sessi. La sua carica eversiva viene messa in evidenza da Pivato, che è autore di una recente Storia sociale della bicicletta (Il Mulino, pagg. 280, euro 22). Nel libro le due ruote diventano il simbolo stesso dell'amore. "Lei (la bici) ci ha trascinato nella sua corsa vertiginosa perché le nostre anime, come i corpi, volavano sulle ampie strade bianche, nell'ambiente puro", dice uno dei protagonisti. I quattro della Belle Epoque come i figli dei fiori della California degli anni Sessanta che sperimentavano le prime mountain bike? Perché no? La bici ha una sua storia ribelle dalle radici forti che va oltre la faccia nota delle gare sportive e arriva fino agli odierni movimenti anarcociclisti.

Un libro così lo poteva scrivere solo uno che conosceva la bici. E infatti Maurice Leblanc, prima di diventare il creatore di Arsenio Lupin, l'elegantissimo ladro gentiluomo, era stato anche un buon ciclista, tanto da vincere un Tour de Bretagne e stabilire diversi record di velocità. —

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