Geiringer, Berlam e Carciotti: una sfilata di Palazzi Generali a Trieste
Dibattito sul patrimonio del Leone nell’ambito del festival Archivissima

Una enfilade architettonica di fronte alle rive: il neoclassico palazzo Carciotti, l’eclettico palazzo Geiringer e il “grattacielo americano” di Berlam. Insieme tutti e tre gli edifici accolgono e custodiscono quel Canal Grande un tempo fonte della ricchezza di Trieste, accomunati dall’unico proprietario: le Assicurazioni Generali.
Nella cornice del festival Archivissima, quest’anno con lo slogan #dallapartedelfuturo, e nella sede storica di Palazzo Aedes, un talk tutto al femminile ha approfondito lo scorso 6 giugno quest’immenso patrimonio immobiliare di Generali che, al di sotto della pur elegante veste storico-monumentale, nasconde un tesoro archivistico altrettanto prezioso. «Partendo dal ribaltamento della prospettiva di Archivissima di quest’anno, per la quale il futuro è nell’archivio, ricordiamo che questi tre palazzi furono tre idee di architettura e di urbanistica che riflettevano scelte ideali, politiche e sociali» ha sottolineato Luca Caburlotto, soprintendente archivistico del Friuli-Venezia Giulia, portando i saluti dell’ente.
Emma Ursich, moderatrice del talk e responsabile Corporate Identity della società, ha osservato che «ogni edificio rappresenta un diverso aspetto di Generali: Geiringer contiene la direzione, la parte tecnica e finanziaria; Berlam rappresenta il passato con l’archivio storico e il futuro con la scuola di formazione; e Carciotti, dall’essere stato il nostro primo ufficio, diventerà il primo hub per la ricerca scientifica applicata».
La trattazione dei tre edifici è stata affidata alla professoressa di storia dell’architettura Diana Barillari per la costruzione dei palazzi stessi; alla docente di storia economica Loredana Panariti per la parallela evoluzione delle assicurazioni a Trieste; e alla professoressa di economia aziendale Eleonora Masiero per i dati tecnico-storici su come il concetto di “assicurare” sia cambiato nei secoli. La ricerca, in tutti e tre i casi di docenti di UniTS, traeva però il suo materiale dall’archivio stesso, tramite una panoplia di foto, documenti e bilanci.
Partendo dal presupposto che «all’epoca lo spazio del borgo teresiano veniva offerto a cifre molto convenienti», Barillari ha definito il Carciotti quale «ultimo grido della modernità dell'epoca» con un «neoclassicismo sobrio legato al neogreco, evidente dalle colonne a scanalature». Eppure, nonostante lo sfarzo, «Carciotti era un imprenditore con un network e un’esperienza alle spalle» ha ricordato Panariti, sottolineando come l’ambiente assicurativo fosse stato favorito dagli Asburgo tramite l’esenzione dall'imposta sugli stabili e una vasta gamma di privilegi per le assicurazioni.
Tutto ciò però non può spiegare la trasformazione nel secolo successivo di Trieste in un grande centro assicurativo; «qui entra in gioco l’accountability» ha spiegato Eleonora Masiero e cioè «la virtù sinonimo di trasparenza e affidabilità». Nel caso di Trieste «aumenta la fiducia e di conseguenza viene richiesta una minore accountability». Siamo ormai nell’ottocento quando viene realizzato il Palazzo delle Assicurazioni Generali: è il 1888 e, osserva la Barillari, l’edificio conquista l’attenzione dell’Allgemeine Bauzeitung, la più importante rivista tecnica dell’impero austriaco. Anche palazzo Geiringer presentava accenni greci nell'architettura, ma fu soprattutto il primo edificio con gli uffici illuminati dalla luce elettrica e col riscaldamento centralizzato.
Se il vicino palazzo Gopcevich era stato realizzato da Giovanni Berlam, il nonno di Arduino, quest’ultimo invece costruì il terzo e ultimo edificio sulle Rive di Generali: palazzo Aedes, descritto al Piccolo del 1926 quale «grattacielo americano veicolo di modernità», ebbe un iter tortuoso, ben descritto dalla Barillari, legato in particolare all’altezza e al progetto di una torre, poi tolta, che avrebbe dovuto raccordarsi con la cupola del Carciotti.
Quest’enfasi sul monumentale e su “palazzi solidi” non era solo un vezzo: «tra le garanzie richieste alle assicurazioni, su richiesta di Mussolini nel 1924, c’erano anche quelle immobiliari» ha ricordato la docente di architettura. In altre parole un “tesoretto” di marmo e mattoni rossi.—
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