Giacomo Casanova il femminista ante litteram che inventò la lotteria

la collana
“Dichiaro anzitutto al mio lettore che per quello che ho fatto di buono o di cattivo durante la mia vita sono certo d’essermi guadagnato tanto meriti quanto demeriti e posso perciò ben credermi libero”. Così scriveva Giacomo Casanova nella “Histoire de ma vie”, summa narrativa della sua esistenza di libertino, seduttore, letterato, alchimista, inventore di giochi, militare, storico, spia e viaggiatore. Senza dubbio un uomo fuori dal comune, che amava stupire e raccontarsi e per il quale “la realtà dipende dall’immaginazione”. Di grande e multiforme cultura, si può dire che Casanova sia riuscito, a discapito di un’infanzia difficile, a “farsi da solo”, creando la vita a sua immagine e somiglianza.
A Casanova uomo oltre che personaggio è dedicato il saggio di Silvio Calzolari, docente di Storia delle religioni orientali e islamologia all’Istituto superiore di Scienze religiose di Firenze, “Casanova. Vita, amori, mistero di un libertino veneziano” (Luni Editrice, pagg. 336, euro 24,00).
«Questo volume inaugura la nostra collana casanoviana - spiega l’editore Matteo Luteriani - ripercorrendo la vita di Casanova ed entrando soprattutto in quel lato oscuro che lo lega alla massoneria, agli studi esoterici, alle frequentazioni “particolari” e agli amori proibiti, che gli valsero la prigione nei Piombi di Venezia». Quella di Casanova fu una vita errabonda, che lo portò a incrociare i più grandi personaggi del suo tempo: Rousseau, Voltaire, Madame de Pompadour, Mozart, Benjamin Franklin, Caterina II di Russia. «Nel mio libro - spiega Calzolari - ho cercato di ricostruire tutta la vita di questo personaggio che mi ha sempre affascinato. Ho voluto indagare in particolare sulla sua iniziazione massonica, sui rapporti con i Rosacroce, sui legami con il mondo della cabala e con il movimento dell’ebreo polacco Jacob Frank».
Sospettato di essere un mago e un alchimista, Casanova era davvero un profondo cultore delle scienze esoteriche, avendo studiato la cabala (non a caso a Padova era attiva un’importante accademia di ebrei cabalisti) e le dottrine alchemiche rosacrociane. Conosceva perfettamente anche le gerarchie angeliche, i geni planetari, le ore e i momenti migliori per i rituali cabalistici, così come aveva familiarità con la “proto-chimica” come provano le sue accurate descrizioni di trasmutazione alchemica. Ferratissimo in numerologia, scienza che lo portò a inventare giochi ancor oggi utilizzati nei casinò e addirittura la prima lotteria al mondo, aveva anche approfondite conoscenze della massoneria, a cui fu iniziato a Lione nel 1750. «Casanova - spiega Calzolari - era sicuramente molto addentro a questo mondo. Anche la vicenda del suo arresto e della sua reclusione nei Piombi (a cui seguì la celebre fuga) probabilmente si lega a una sorta di avvertimento nei confronti degli ambienti massonici da lui frequentati. Sicuramente c’era anche una motivazione profana, cioè quella di aver pestato i piedi a qualcuno, di aver fatto la corte a donne, figlie o mogli, di uomini potenti, ma essendo lui protetto da due famiglie patrizie importantissime, i Bragadin e i Dandolo, ed essendo legato agli ambienti della massoneria (in casa gli avevano trovato libri proibiti e paramenti massonici) è probabile che il suo arresto suonasse come un segnale verso certa nobiltà veneziana». Tra le novità introdotte dal libro anche un’interessante ipotesi sul luogo e la data di morte di Casanova. «Secondo un registro ritrovato a Dux, in Boemia, dove visse l’ultima parte della sua vita – spiega Calzolari - la morte risalirebbe al 1798. Tuttavia già fonti di poco posteriori ipotizzano un’altra data. In linea con alcune fonti coeve, io ritengo che la morte sia avvenuta ben 5 anni dopo a Vienna (dove abitava il fratello pittore), esattamente il 12 giugno del 1803. Non a caso sul mistero della sua morte la nuova edizione del mio libro, che uscirà a breve, conterrà alcuni nuovi capitoli che indagheranno anche sulle voci di una possibile sepoltura a Venezia nella chiesa di San Barnaba, dove guarda caso si narra sia sepolto un templare».
Ma com’era davvero Casanova? Che rapporto ebbe con le tante donne i cui amori raccontò diffusamente nelle sue memorie? «Casanova - spiega Calzolari - era stato allevato in un ambiente femminile, dalla nonna, e per questo aveva sviluppato una particolare sensibilità verso le donne, quasi un femminista ante-litteram, basti pensare che fu il primo a prefigurare in un suo scritto una sorta di consultori femminili con medici donna. Non era bello, ma affascinante: un omone alto più di un metro e 90 con la carnagione scura, un naso importante e la fronte spaziosa. Forte, ma anche con molte fragilità, forse per questo si faceva guidare dal destino. Sicuramente amava stupire, avere il consenso degli altri, quindi spesso ingigantiva quasi per avere conferme. Ha avuto davvero tantissime donne, forse un po’ meno di quelle descritte, ma certamente tante. Tuttavia le rispettava. Seppe amare profondamente. Ebbe quattro amori importanti, per i quali anche soffrì molto. Fu un grande poeta arcade. Tradusse persino l’Iliade e l’Odissea in veneto e toscano. Un intellettuale multiforme, un personaggio che ancora oggi riesce a stupire». —
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