Giallo Banksy, forse il writer in sala mentre la “Bambina” finiva nel trita-documenti

LONDRA
Giallo Banksy: a pochi giorni dall'asta di Sotheby's, dubbi e polemiche circondano il momento in cui una macchina trita-documenti ha autodistrutto una versione della “Bambina col Palloncino” dell'elusivo writer di Bristol appena battuta per un milione di sterline. La casa d'asta sostiene di essere stata all'oscuro, l'artista, dopo aver diffuso su Instagram un video della sua ultima provocazione, è scomparso, non si sa chi siano il venditore nè il nuovo acquirente. Perfino la macchina trita-documenti ha fatto il suo lavoro solo a metà, cosicché la “Bambina”, di cui esistono 24 versioni, è diventata una nuova opera unica di Banksy, presumibilmente di maggior valore. «L'urgenza di distruggere è in sè un atto creativo», ha sostenuto il writer su Instagram citando Picasso. L'artista potrebbe essersi nascosto nel pubblico in sala: immagini circolate su Internet mostrano un uomo di mezza età con gli occhiali che ha filmato la scena e che assomiglia molto a quel Robin Gunningham che gli scienziati della Queen Mary University di Londra due anni fa identificarono come il «vero Banksy».
Dichiarandosi estranea alla provocazione, Sotheby's afferma che il quadro è stato acquistato «direttamente dall'autore nel 2006». Un elemento che ha alimentato altri dubbi. Delle 25 versioni esistenti della “Bambina” soltanto quella andata all'asta venerdì aveva il «tritacarta» nascosto nella cornice? Ed è poi possibile che dopo 12 anni la batteria fosse ancora attiva? Esperti d'arte hanno giudicato sospetto che Sotheby's non abbia rimosso la pesante cornice. «Ci è stato chiesto espressamente di non farlo, ed è prassi comune nell'arte contemporanea che gli artisti considerino la cornice parte integrale dell'opera», ha spiegato la casa d'aste. —
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