Gillo Dorfles esoterico tra Jung e Steiner alla Triennale di Milano

di EDOARDO MARCHI
All'età di 106 anni Gillo Dorfles espone ancora: una sua serie di disegni, eseguiti tra l'estate e l'autunno dell'anno scorso, è presentata alla Triennale di Milano da domani al 5 febbraio. Sono opere che esplorano i campi dell'esoterismo e della psicoanalisi di Jung, esprimendo corpi con aspetti mostruosi ed occhi ipnotici.
All'interno di queste figure vi è scritto «Vitriol», nome creato con le iniziali delle parole che compongono una frase esoterica in latino: Visita Interiora Tarrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem (Visita l'interno della terre e, con successive purificazioni, troverai la pietra nascosta, intesa come la famosa pietra filosofale).
Rifacendosi al filosofo austriaco Rudolf Steiner, creatore dell'antroposofia, Dorfles sintetizza in queste immagini «l'esistenza di un corpo esoterico, diverso da quello fisico, ma che non è ancora la pura spiritualità. «È sempre accanto a noi - afferma il critico d’arte, artista e scrittore triestino - anche se non siamo in grado di definirlo con la ragione».
Vitriol è un personaggio fantastico, inventato da Gillo Dorfles, presente la prima volta nel dipinto del 2010, esposto in mostra, poi di nuovo protagonista di una serie di disegni e di appunti, realizzati nella seconda metà del 2016. Vitrion è anche uno degli acronimi più utilizzati dagli alchimisti. Come afferma lo stesso Dorfles, nel dialogo con Aldo Colonetti e Luigi Sansone pubblicato nel catalogo della mostra, «attraverso la figurazione, molto spesso si riesce ad andare al di là della propria “conoscenza cosciente”, per approdare a una sorta di figurazione dell’inconscio: alcuni mie disegni provengono dall’inconscio, e si affacciano sul foglio di carta attraverso elementi figurativi che ovviamente derivano da uno stato di coscienza, non razionalizzato».
È il Dorfles pittore che parla, ma soprattutto lo studioso di psichiatria, lettore attento di Goethe, Jung e Rudolf Steiner, una sorta di filo conduttore presente in tutti i suoi scritti, soprattutto là dove affronta il tema della “creatività”, accanto a quello dell’interpretazione. In totale, accanto al dipinto del 2010, sono esposti, per la prima volta, 18 disegni, che rappresentano un’ assoluta novità, in quanto sono altrettanto capitoli di una storia che è un viaggio, anche un po’ misterioso, alla ricerca della “pietra nascosta”.
I disegni riportano appunti, citazioni in lingua di Goethe, Jung, Steiner, più una serie di parole e di numeri che prima di essere “parole” sono disegni, composizioni, linguaggi da decifrare.
È sorprendente come Dorfles non si stanchi mai di ricercare, di andare oltre il limite della conoscenza, senza abbandonare il controllo di una ragione, aperta, eclettica: «La tecnica serve soprattutto a rendere visibile, diciamo tangibile, quello che è il pensiero occulto, o comunque non del tutto razionalizzato».
Vitriol è anche, forse soprattutto, un saggio filosofico, nel quale la dimensione estetica ci parla di un corpo “eterico” che è diverso da quello fisico ma che «non è ancora la pura spiritualità», come ammonisce lo stesso Dorfles.
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