Gli anni ’70 finiscono in orgia

Esce adesso in Italia “Futuro anteriore”, il secondo libro di Martin Amis
Di Pietro Spirito

di PIETRO SPIRITO

Il titolo originale, “Dead babies”, bambini morti, certo rende meglio l’idea del più morbido ed evocativo “Futuro anteriore”, scelto da Einaudi (pagg. 245, Euro 19,00, traduzione di Maurizia Balmelli) per il nuovo graffiante romanzo di Martin Amis. Nuovo solo in italiano, s’intende, perché la prima edizione è del 1975, e fu il secondo libro dello scrittore (dal quale poi nel 2000 è stato tratto un film per la regia di William Marsh). Titolo più appropriato, quello originale, perché i personaggi di questa sodoma e gomorra anni Settanta in salsa british sono giovani morti dentro, esponenti di un’epoca e di una generazione che si è sfranta non tanto nei propri ideali, che qui proprio non ci sono, ma contro quel muro di non-idee che è stato il riflesso oscuro dei tempi del “tutto e subito”.

Siamo a Appleseed Rectory, “una costruzione di tre piani che sorge nei dintorni di Gladmoor, nell’Hertfordshire”, nei sobborghi londinesi, dove si ritrova un gruppetto di amici bizzarri come l’Onorevole Quentin Villiers con la moglie Caliea Villiers, Andy Adorno con la sua fidanzta Diana Parry, Giles Coldstream e il nano-servitore Keith Whitehad. Sono giovani che “soffrono di bizzarri disturbi mentali causati dal prolungato consumo di droghe, disturbi che possono essere alleviati soltanto da altri tipi di droghe”.

Perciò “Appleseed Rectory è un luogo di contorni instabili e spazi implosi; un luogo di ristagno temporale e falsi ricordi, un luogo di tristezza da strada, astenia notturna e sesso estinto”.

Qui, un venerdì d’estate, gli amici aspettano per il week-end l’arrivo di un gruppetto di altri amici americani: Marvel Buzhardt, il violento Skip Marshall e la formosa e provocante Roxeanne Smith. Al manipolo si aggiungono la “puttana dal cuore d’oro” Lucy Littlejohn e il “buontempone” fuori di testa Johnny. L’idea è quella di trascorrere un fine settimana all’insegna dell’orgia più sfrenata, con largo consumo di droghe, scherzi orribili e un’opera sistematica di sevizie varie ai danni del nano Keith. Tutti i personaggi di questa commedia dark, per quanto giovani hanno alle spalle vite frammentate, screpolate, sostanzialmente votate alla ricchezza e all’inutilità. Amis saltella fra passato e presente nelle biografie di questi “bambini morti” senza la pretesa di dare un senso logico al loro non-esserci, innestando sguardi retrospettivi alle follie di un week-end di eccessi e scarti. I quali eccessi aprono ogni tanto finestre sul nulla: “Poi venne il ristagno temporale. Venne all’improvviso, cadde dal soffitto come un’immensa e invisibile gelatina (...) il ristagno temporale, con il suo torpore e il suo sfasamento, la sua inerzia e il suo automatismo, il suo passato perduto e il suo futuro morto. Era come se stessero vagando in un infinito, brulicante, putrescente mercato terminale dopo un anno di notti in bianco”.

Pagina dopo pagina la commedia vira al nero, i sensi crollano e si disfano, e anche il sesso si sgonfia: “Era sesso estinto. Era un sesso d’immensa benché astratta stanchezza combinato con un acuto e circoscritto presentimento, un’irritazione trascurabile a braccetto con una repu. lsione cosmica, schizzinosa puntigliosità coniugata a un terrore apocalittico”.

Alla fine resta solo una violenza insensata, e non solo ai danni del nano Whitehead: è la violenza cantata da Burgess che qui Amis riprende e rilancia in un libro che a oltre quarant’anni mostra ancora il suo vigore e mantiene intatto il messaggio - o il monito - insito in tutti gli Appleseeder o i Drughi del mondo, vale a dire il fragile rapporto tra istinto e società che si rompe ogni qualvolta una società non sa dare riposte alle sue crisi. E se certe atmosfere possono comunque sembrare datate a dispetto del vigore narrativo di cui sopra, in queste pagine c’è già tutta la maestria del futuro autore di libri straordinari come “Money”, “La freccia del tempo”, “L’informazione”.

Lo stesso sguardo demistificatore, beffardo e un po’ cinico di chi osserva il presente e lo spinge al di là del tempo, come avviene nella casa del suburbio londinese: “Aplleseed Rectory adesso era l’inferno, e i suoi abitanti arrancavano per la casa con facce irriconoscibili e occhi estinti. (...)”.

@p_spirito

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