Guadagnino, un amore gay fuori concorso

BERLINO. Alla 67.a Berlinale è scesa in campo l'Italia. Ed è stata buona, ieri, l'accoglienza per Luca Guadagnino alla proiezione stampa del suo ultimo film "Call me by your name", già acclamato al Sundance e in competizione, a Berlino nella sezione "Panorama".
A dire il vero risulta quanto meno bizzarra, se non incomprensibile, l'esclusione del film dal concorso principale, in un'annata, questa, particolarmente avara sia di cineasti che di star. E il cinema di Luca Guadagnino, da sempre apprezzato all'estero, molto meno in patria, sta evolvendo di opera in opera, sempre più internazionale e via via alleggerito di tutti quei formalismi a volte superflui che in passato hanno gravato sui suoi lavori.
"Call me by your name" è tratto dal romanzo omonimo di André Aciman ed è l'intenso racconto di un'estate, un'estate speciale, che per il diciassettenne Elio segna il passaggio all'età adulta e la scoperta della sessualità. Ragazzo sensibile, colto, con un gran talento per la musica, Elio trascorre le vacanze in Italia, nella villa di famiglia, dove il padre, professore universitario, ospita ogni anno uno studente straniero per assisterlo nella tesi di post dottorato. E l'arrivo di Oliver (Armie Hammer), ventiquattrenne statunitense, disinvolto e sicuro di sé, sconvolge la vita di Elio, che se ne innamora fin dal primo istante.
I rimandi a certo cinema francese sono evidenti. «"Une partie de campagne” è uno dei miei film preferiti - ha dichiarato l'autore in conferenza stampa -. Amo Bertolucci, quindi amo Renoir».
L'adattamento del romanzo per il grande schermo, è stato scritto a sei mani dal regista assieme a Walter Fasano e a James Ivory: «Abbiamo lavorato tutti insieme attorno a un tavolo, cercando di restituire il più possibile l'atmosfera del libro. E spero che André Aciman sia soddisfatto del risultato. Fare film è sempre qualcosa di intuitivo, non avevamo strategie prestabilite».
Tra i punti di forza del film, la naturalezza delle scene di sesso e la descrizione della natura del desiderio che poi sfocia in amore: «C'è un idillio in questo film e il modo in cui si sviluppa conta più dell'atto sessuale, nonché il dialogo costante tra immagini e musica, che qui - aggiunge il regista - non serve solo come accompagnamento, ma anche per seguire il flusso degli eventi. Abbiamo inserito brani che fanno parte dell'immaginario e alcune hit popolari degli anni Ottanta per tradurre al meglio l'immaginario di Elio».
«Questo è un film sulla trasmissione della conoscenza e spero che lo vedano persone che appartengono a diverse generazioni. C'è la fine dell'esperienza degli anni '70 e l'inizio dell'epoca dell'omologazione conformismo, all'interno di un gruppo di individualità che, però, non sono ancora state toccate da questo fenomeno».
Nessun commento sul remake di "Suspiria" attualmente in post-produzione, perché «questo è il momento di "Call me by your name", ne parleremo più avanti».
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