Hashim Sarkis «Come vivremo insieme? È una sfida per l’architettura»

La Biennale si terrà dal 23 maggio al 29 novembre 2020 Il curatore la presenta: «Serve un nuovo contratto spaziale»



Quale sarà il futuro della nostra vita insieme, quella di tutti gli esseri viventi e quella degli esseri umani tra di loro? A questo quesito filosofico, esistenziale, ma soprattutto politico e sociale oltre che ambientale, cercherà di dare una risposta e offrire una pluralità di visioni la prossima Biennale Architettura di Venezia.

Presentata ieri in anteprima nelle sue linee guida dal curatore, l’architetto libanese Hashim Sarkis insieme al presidente Paolo Baratta, la 17° Mostra Internazionale di Architettura intende proporsi come una sorta di laboratorio multidisciplinare dedicato ai temi fondamentali e alle urgenze che la società contemporanea nelle sue differenti e spesso contrastanti realtà ci chiede di affrontare per immaginare il futuro del nostro abitare insieme su questo pianeta. Ecco allora il titolo che provocatoriamente si pone come una domanda che non lascia scampo, con la quale dovranno misurarsi architetti di tutto il mondo, offrendo visioni future ma anche risposte concrete e soluzioni possibili per il nostro abitare quotidiano: “How will we live together?” Come riusciremo a vivere insieme?

«Oggi più che mai – ha spiegato Hashim Sarkis - abbiamo bisogno di un nuovo contratto spaziale. In un contesto caratterizzato da divergenze politiche sempre più ampie e da disuguaglianze economiche sempre maggiori, chiediamo agli architetti di immaginare degli spazi nei quali possiamo vivere generosamente insieme: insieme come esseri umani che, malgrado la crescente individualità, desiderano connettersi tra loro e con le altre specie nello spazio digitale e in quello reale; insieme come nuove famiglie in cerca di spazi abitativi più diversificati e dignitosi; insieme come comunità emergenti che esigono equità, inclusione e identità spaziale; insieme trascendendo i confini politici per immaginare nuove geografie associative; e insieme come pianeta intento ad affrontare delle crisi che richiedono un’azione globale affinché possiamo continuare a vivere».

Premesse che portano dritte a una riflessione profonda, articolata e multidisciplinare sui grandi temi che premono oggi sulla nostra società: dalle migrazioni alle questioni ambientali, dall’urgenza di una edilizia sociale più inclusiva alla necessità di una progettazione del territorio più equa e solidale, capace di riscoprire il concetto di “insieme”. Non a caso gli architetti invitati a partecipare alla Biennale Architettura del 2020 saranno incoraggiati a coinvolgere nella loro ricerca altre figure professionali e gruppi di lavoro: artisti, costruttori, artigiani, ma anche politici, giornalisti, sociologi e cittadini comuni.

Nato a Beirut nel 1964, Hashim Sarkis è un architetto che ha al suo attivo una lunga carriera universitaria e una “militanza” architettonica (è titolare dello studio HSS con sedi in Libano e negli Stati Uniti) concentrata soprattutto sull’edilizia sociale e residenziale e sulla progettazione e pianificazione urbana. Pluripremiati sono i suoi Alloggi per Pescatori a Tiro, il municipio di Biblo e le Courtower Houses sulla costa di Aamchit.

Una Biennale quella di Sarkis che dunque intende mettere in campo per la progettazione dei territori e per pianificazione del “patrimonio abitativo” scale diverse di analisi e soprattutto una collaborazione multi-professionale che offrirà una visione integrata della prassi architettonica capace di far “vivere insieme” l’edilizia abitativa e il disegno del paesaggio, il design e la tecnologia.

Una Biennale che nel tema principale come nelle sotto-sezioni stimolerà l’architettura a ritrovare la sua funzione fondante, cioè quella di immaginare una visione del mondo attraverso la sua capacità di progettare lo spazio. —



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