I colori della musica nelle Polaroid di Daniele Peluso a Zeropixel Festival

trieste
Sono una decina di opere che ritraggono alcuni grandi nomi della musica internazionale, realizzate dal fotografo Daniele Peluso, specializzato nelle rielaborazioni di Polaroid con la tecnica del mosaico applicata a sue fotografie originali. È il contenuto dell’esposizione “Affinché tu possa vedere i colori della musica”, personale del fotografo triestino proposta per Zeropixel Festival 2020 “Musica” in questi giorni nella sede della Mediateca La Cappella Underground (via Roma 19, Trieste).
Si tratta dell’unica mostra, tra le dieci proposte in questo periodo dal festival della fotografia chimica, che è stata risparmiata dalle nuove restrizioni dovute al passaggio del Friuli Venezia Giulia in zona arancione. È pertanto visitabile al pubblico negli orari della Mediateca (da lunedì a venerdì dalle 14 alle 19), con osservanza dei protocolli anti-covid (per informazioni tel. 040 372 8662). La mostra, curata da Massimiliano Muner ed Ennio Demarin, aperta fino al 26 marzo, è il risultato dell’immensa passione di Peluso per la fotografia analogica e per la musica rock e metal, che l’ha portato negli anni a partecipare a concerti memorabili organizzati in tutto il mondo, senza mai dimenticare a casa la propria macchina fotografica, attraverso la cui lente ha immortalato alcune tra le più grandi star internazionali.
Tra gli artisti ritratti, immortalati da Peluso in concerto negli Stati Uniti, in Russia, in Danimarca, in Olanda, in Finlandia e in Italia, si potranno ammirare Paul Stanley, chitarrista e cantante dei Kiss, il fondatore dei Megadeth Dave Mustaine, James Hetfield dei Metallica, Roberto De Micheli dei Rhapsody of Fire, Maria Arkhipova degli Arkona e molti altri.
La mostra racchiude un progetto sempre aperto per l’autore – inseguire il proprio sé bambino, che ha iniziato a sognare nel momento in cui ha potuto guardare il mondo attraverso l’obiettivo di una macchina fotografica – e persegue un fine nobile, aiutare i bambini in difficoltà stimolando in loro il benessere psicologico e il buonumore. Le fotografie in mostra, composizioni uniche in Polaroid create dall’archivio dell’autore, sono infatti messe in vendita all’asta sul profilo Facebook dell’autore e il ricavato viene devoluto in beneficenza all’Associazione #iotifosveva, a cui l’autore è molto legato.
Scrive Peluso a proposito del suo lavoro: «Ho portato a casa spaccati di storia della musica mondiale, pagando spesso il prezzo di un posto in prima fila con sputi e birre sulla testa, gomme da masticare nei capelli, soli cocenti e piogge torrenziali, sempre e solo per essere lì, in quel piccolo universo, a sgomitare per un posto decente che mi permettesse di raccontare, con un occhio chiuso e uno aperto, gli infiniti sogni di un bambino che non è mai voluto crescere per davvero».
Peluso, triestino d’origine, ha esposto in Italia e all’estero e ha scritto e fotografato per quotidiani e settimanali. Ha pubblicato il suo primo libro “Černobyl – 30 anni dopo”, supportato dalla sua prima mostra personale, con lo scopo dichiarato di aiutare chi lavora per donare un sorriso ai bambini.
Di Daniele Peluso c’è una foto, “Abbey Road”, un lavoro sulla copertina dell’omonimo album dei Beatles, in mostra anche all’interno della collettiva “Musica”, che propone le visioni di 35 fotografi internazionali sul tema, ed è allestita alla Biblioteca Statale Stelio Crise per Zeropixel Festival. Questa, come le altre mostre ospitate a Trieste (al Magazzino 26 e allo spazio d’arte Trart), a Tolmezzo e a Ronchi dei Legionari, sono chiuse al pubblico per le nuove restrizioni anti-covid. Riapriranno non appena possibile: tutti gli aggiornamenti e le informazioni su www. zeropixelfestival. it. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo