I “Fratelli” di Simone Marchetti

la recensione
È ormai suo territorio di elezione quello di indagare la crescita e l’universo interiore dell’individuo che si forma in sé e con gli altri, e anche in questo ultimo romanzo “Fratelli” (uscito a fine gennaio per DeA Planeta, pagg. 368, euro 16), il pordenonese Simone Marcuzzi racconta di un’evoluzione di rapporti e ruoli, di relazioni intimissime e sfaccettate. Un romanzo di formazione che, con la ricercata asciuttezza e un lavoro accurato di lima in levare, spogliato di aggettivazioni, denuncia un pieno possesso della narrativa americana assunta a modello di riferimento, che si compatta in una narrazione temporalmente tripartita su passaggi generazionali scanditi da una trasformazione, un rimando di ottica e una doppia dimensione giocata su più piani. Il racconto di una trasformazione che l’autore stesso dichiara non essere «di descrizione quanto di opposizione alla realtà. Scontro, interrogazione». Il romanzo verrà presentato alla Biblioteca civica di Pordenone lunedì 17 febbraio, alle 18, dall’autore in dialogo con lo scrittore Mauro Corona e con Valentina Gasparet di Pordenonelegge.
I fratelli Lorenzo e Alberto, così simbiotici ma anche complementari e quindi disomogenei, alternano complicità, confidenza, amicizia, a un fisiologico antagonismo che li spinge a diventare persone molto diverse l’uno dall'altro. Alberto, il minore, è un bambino timido, introspettivo, che colleziona ottimi voti a scuola e rispetta le regole; Lorenzo, il maggiore, è invece il rovescio della stessa medaglia: un leader innato, un artista confuso e in aperto scontro con il mondo, che non segue la corrente. Ma se durante l’infanzia Lorenzo è l’indiscusso eroe di Alberto, quando l’adolescenza irrompe, il modello idealizzato decade e il percorso dei due diverge man mano fino allo scontro.
Il senso di colpa è un’asse portante che sorregge l’impianto stesso del libro, alimentato da reciproci tradimenti di aspettativa, dal non detto e da zone d’ombra. Impossibile prendere le parti dell’uno o dell’altro fratello: rappresentano le diverse e contrapposte fasi della crescita, le sfaccettature di una stessa personalità, che non sempre va d’accordo con se stessa, che molto più spesso è in guerra, una guerra gridata o silenziosa ma che non si risolve mai veramente, nemmeno con l’adultità.
Senza mai sovrapporsi, sostituirsi o anticipare alcunché, Marcuzzi accompagna i suoi protagonisti in una adolescenza che “coincide con la guerra”, come cantano i Tre Allegri Ragazzi Morti, citati in esergo nel libro; una guerra che lascia un segno indelebile e non permette uscita, in un climax ascendente nell’intensità e nella febbre di un rapporto che stringe alle corde.
Parla di sé Marcuzzi, come è vero che ogni autore fa e rinnega di fare; traccia un nucleo di esterno che appartenga a tutti, che indaghi la propria intima essenza con occhi nuovi, sedimentata e inserita ex novo sulla pagina. Ciò che fa di Marcuzzi uno scrittore vero, è una sua cifra stilistica inconfondibile che sa strapparti sempre un sorriso, dosare introspezione, fugaci e laconici sprazzi di profondità esistenziale e lacrime di riflessione mai amare. E come ingrediente speciale, un elemento assolutamente tragico, qualcosa che colpisce profondamente al cuore, una storia cucita di dolcezza.
A ben cercarlo, c’è un unico neo: il lieto fine. Alla fine di tutto il lavoro inconscio che questo libro sa tirare fuori, un bel finale amaro e rabbioso sarebbe stato catartico; un finale-non finale, un finale che non riconciliasse nessuno col mondo, un finale che lasciasse aperto lo squarcio. E invece no. Marcuzzi non è solo uno scrittore che conferma il suo alto livello, ma è anche una brava persona, un uomo che lavora costantemente su di sé, e lo si vede anche in coda al libro dove, da tradizione, apre il suo cuore ai ringraziamenti personali. Una piccola meta storia, questa, una componente aggiunta al romanzo, regalo dell’anima dell’autore, a dimostrare che c’è ancora chi sa scrivere di se stesso strappando in ultimo altre due pagine alla fine per quanti amano davvero la lettura. —
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