Il bambino indaco, protetto da morire

ROMA. Una coppia e il figlio appena nato, una famiglia deflagrata dal troppo amore, una mamma che trasforma l'istinto di protezione in veleno. Prende allo stomaco “Hungry Hearts”, il film di Saverio Costanzo, tratto dal “Bambino indaco” di Marco Franzoso (Einaudi), applaudito alla Mostra del cinema di Venezia dove i due protagonisti, la nostra Alba Rohrwacher e l'americano Adam Driver (prossimo protagonista di Star Wars), hanno vinto la Coppa Volpi. Uscirà in 150 copie dal 15 gennaio e non mancherà di far discutere per uno dei tanti temi che affronta, l'ortodossia del cibo, visto che la mamma decide di nutrire il figlio, rischiando di portarlo alla morte, solo con germogli e altri vegetali.
Alba Rohrwacher interpreta un personaggio scomodo: è una di quelle mamme “fatali” delle cronache che, dice l'attrice, «non bisogna giudicare ma provare a comprendere». Mina dà alla luce il figlio e piano piano crea nel minuscolo appartamento di Manhattan un mondo perfetto dove niente di contaminato deve entrare. Il marito subisce, poi comincia di nascosto a trovare occasioni per sottrarre il figlio al trattamento. La storia prende una piega sempre più tragica quando entra in azione la madre di lui. «Mina è una mamma che all'interno della famiglia diventa il nemico. Difficile interpretarla? No mi è bastato non giudicarla e immaginare per lei un cambiamento», dice la Rohrwacher. Costanzo ha trasferito la storia a New York, dove ha studiato cinema e abitato per anni, dando corpo così allo stato di «sradicamento della protagonista, in una città aggressiva, in cui ti scatta l'istinto di difesa».
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