Il cimitero dei 144 eroi ad Aquileia: un libro racconta una storia di uomini e soldati

Il saggio di Luca Caburlotto sulla storia del camposanto della basilica patriarcale. Le opere funerarie, sculture e pitture, e i ritratti dei soldati che sono stati inumati

Andrea Zannini

L’operazione di dismissione dei piccoli cimiteri di guerra posti nelle retrovie, iniziata nel 1921-22, culminò negli anni Trenta con l’erezione dei grandi sacrari, come quello di Redipuglia.

Il risultato fu molteplice: da un lato, appunto, la sacralizzazione del corpo del soldato morto per la patria, che aveva avuto nelle cerimonie del Milite Ignoto del novembre 1921 una sua tappa fondamentale; dall’altro, la spersonalizzazione del milite ucciso al quale veniva in qualche modo sottratta la propria identità per diventare, semplicemente, popolo in armi.

Fra i tanti camposanti posti nelle cittadine alle spalle del fronte carsico, solo quello di Aquileia, il cimitero della basilica patriarcale, è sfuggito a questo processo di massificazione.

E’ il Cimitero degli Eroi, che accolse anche i dieci degli undici corpi dei militi non identificati, provenienti da tutti i principali teatri italiani del conflitto, tra i quali Maria Bergamas scelse il feretro del soldato senza nome che venne trasportato nell’ottobre 1921 all’Altare della Patria a Roma, nonché la tomba della stessa Bergamas.

Con le sue fila ordinate di croci di ferro che riportano il nome e il grado di ognuno, al piccolo camposanto a fianco della Basilica di Aquileia è ora dedicato uno studio esemplare per completezza, interdisciplinarità, ricchezza delle fonti: Il Milite Ignoto e il Cimitero degli Eroi di Aquileia. Stratificazioni simboliche e nuove letture, edito da Zel Edizioni per conto del Ministero della Cultura. Ideatore e curatore di questo originale lavoro è Luca Caburlotto, Soprintendente archivistico del Friuli Venezia Giulia, che si è avvalso di un gruppo di lavoro composto da archeologhe, storici, archivisti ecc.

Sin dalle prima fasi della guerra Aquileia assunse un particolare valore patriottico: era la “seconda Roma” tolta agli austriaci praticamente nel momento stesso della dichiarazione di guerra, e dove l’inumazione dei soldati caduti nella “terra redenta” assumeva dunque un fortissimo valore simbolico.

Non a caso fu Gabriele D’Annunzio a celebrarvi la prima ricorrenza dei defunti, il 2 novembre 1915. Lo spazio destinato a nuovo camposanto si rivelò tuttavia quasi da subito esaurito, così come accadde per centinaia di piccoli altri luoghi simili nelle retrovie friulane e giuliane, stante il numero esorbitante di vittime che costavano le “spallate” di Cadorna.

L’opinione pubblica assegnò sin da subito al cimitero aquileiese un significato del tutto particolare, come è segnalato dal fatto che nell’estate del 1916 il sindaco di Udine Elio Morpurgo, all’epoca presidente della Società Dante Alighieri, commissionò all’artista Alberto Calligaris la realizzazione di 144 croci in ferro recanti il nome del caduto, da porre in corrispondenza di ciascuna tomba, «esempio di arte che alla sublimazione collettiva univa la concezione dell’uguaglianza di fronte alla morte».

Nelle fasi concitate della nuova guerra di massa, infatti, l’inumazione di migliaia di soldati era un problema di non poco conto, non tanto in termini organizzativi, quanto piuttosto per i suoi risvolti psicologici: campisanti, ospedali castrensi e accampamenti militari occupavano sostanzialmente i medesimi siti, con i risultati negativi facilmente intuibili sul morale della truppa.

Lo studio è un caso pressoché unico di indagine – verrebbe da dire di “scavo” – di carattere storico-artistico su un cimitero, che affronta tutte le tappe del suo sviluppo, manutenzione, conservazione. Largo spazio vi ha la descrizione delle opere funerari presenti, in primis le sculture ma anche le opere pittoriche; tutta la documentazione archivistica, frutto di insistite ricerche nell’archivio del Museo archeologico nazionale di Aquileia e decine di altri archivi regionali e nazionali; un corpus eccezionale di fotografie relative anche al territorio aquileiese; inedite testimonianze personali e famigliari dei militari in guerra. In calce al volume, un repertorio di tutti i soldati del Cimiero degli Eroi, con le essenziali notizie anagrafiche e militari.

Apparentemente sullo sfondo, ma in realtà in primo piano, è il tema della morte, sia in tempo di guerra sia come rielaborazione comunitaria attraverso funerali, commemorazioni, riti civili e religiosi. La morte del soldato, dunque, non solo in termini di pietrificazione o monumentalizzazione del ricordo, ma anche come tema storico di ordine politico e culturale.

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