Raf celebra a San Vito i quarant’anni di Self Control: «Nata da un giro di chitarra»

Appuntamento sul palco sabato 2 agosto. «“La musica serve anche a ricordarci che siamo umani»

Elisa Russo

«Self Control è nata 40 anni fa da un giro di chitarra tipicamente rock, il resto della storia l’abbiamo fatto insieme». È partito l’anno scorso il “Self Control 40th Anniversary” di Raf, ma visto il successo si prosegue con un 40+1.

Un’occasione per celebrare i quarant’anni della hit che ha reso celebre a livello internazionale Raffaele Riefoli, in arte Raf, ma anche ascoltare i brani più amati del suo repertorio, tra cui “Sei La Più Bella Del Mondo”, “Il battito Animale”, “Cosa Resterà degli Anni ‘80”, “Ti Pretendo”, “Infinito”, “Stai con Me”, “Non è mai un errore”. Unica data in Friuli sabato alle 21.30 in Piazza del Popolo a San Vito al Tagliamento per la rassegna “Stelle d’Estate”.

«Torno in Friuli – racconta il cantante – con una scaletta rinnovata rispetto alla volta scorsa ma con la stessa band, quindi siamo in sei sul palco con basso, batteria, chitarra, sintetizzatori, sequencer e Gabriele Blandini (che suona anche con Manu Chao) alla tromba. Ci sono novità anche nella comunicazione, nella presentazione dei brani, il supporto grafico delle immagini».

Quarant’anni di “Self Control”: che effetto le fa?

«Per me è stata una sorpresa accorgermi che erano passati, non me n’ero reso conto. In realtà sono quaranta (più uno) anni di carriera da ripercorrere, con tanti brani, ballad che hanno poco a che fare con “Self Control” con cui tutto è iniziato ma è molto atipico rispetto al mio repertorio: dalla dance inglese ho cominciato a fare il pop in italiano».

Un brano che la rese un eroe della italodance, e la colse alla sprovvista. In fondo lei veniva dal punk. È vero che aprì per i Clash?

«Sì, a Bologna, in Piazza Maggiore nel 1980 con la band Cafè Caracas che avevo con Ghigo Renzulli (Litfiba). Li ho conosciuti, abbiamo passato insieme tutto il pomeriggio».

“La musica serve anche a ricordarci che siamo umani”, ha detto di recente a un concerto, evidenziando la situazione di Gaza.

«Non si può ignorare quello che sta accadendo. È importante spendere qualche parola, dire: ci sono delle vittime, bambini, mamme, padri innocenti. Bisogna schierarsi, senza giri di parole. A quanto pare non possiamo fare nient’altro».

A proposito di parole: i testi dei trapper sono sotto accusa. Ma se fosse uscita oggi la sua “Ti pretendo” l’avrebbero accusata di patriarcato?

«Sappiamo che i femminicidi non nascono da una canzone. Ha radici più profonde il pensiero che la donna sia qualcosa che si possiede, e la si uccide per un no. La musica leggera non si può censurare. “Ti pretendo” è la descrizione di un gioco, tra l’altro nel testo non è mai precisato che si parli di un rapporto uomo-donna, potrebbero anche essere due uomini. Rimane una canzone leggera, giocosa, niente a che fare con un amore tossico o l’uomo padrone insomma. Le canzoni non possono essere il veicolo della violenza, quando qualcuno le vuole censurare è sempre sbagliato. Allora dovremmo vietare anche una serie di film o libri, è assurdo».

Ha pubblicato alcuni singoli e poi l’ep “Raf 40: the unreleased duets” dove duetta con Elodie, Sangiorgi, Levante, Bassi Maestro. Ci saranno nuove uscite?

«I duetti rientravano nel festeggiamento del quarantennale. Sto scrivendo canzoni nuove e spero escano quest’inverno».

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