Il David multisensoriale di Tracó incoronato dal Premio Cairo

Usa quattro pennelli per mano, attaccati alle dita come fossero lunghi artigli e in questo modo dipinge. Ma l'operazione è ancora più complessa in quanto al colore di ogni dito è abbinata una nota e...



Usa quattro pennelli per mano, attaccati alle dita come fossero lunghi artigli e in questo modo dipinge. Ma l'operazione è ancora più complessa in quanto al colore di ogni dito è abbinata una nota e la gestualità della mano, durante l'azione, crea una mappa musicale. Tra pittura e musica l'artista si trasforma in una sorta di sistema informatico e in una performance davanti al pubblico realizza i suoi lavori.

È con questa particolare tecnica, che lui definisce un sistema sensitivo, che il ventisettenne triestino Phelipe Tracó si è aggiudicato a metà ottobre il premio Arte di Cairo Editore nella sezione pittura. Ha sbaragliato cinquecento partecipanti provenienti dall'Italia e dall'estero e si è piazzato primo nella categoria aperta ad artisti senza limiti di età. Adesso il suo lavoro, la testa del David di Michelangelo prodotta con il suo modo multisensoriale, dopo essere stato esposto al Palazzo Reale di Milano sarà pubblicato nella rivista “Arte” edita da Mondadori.

Come nasce questa tecnica ce lo racconta lui stesso: “Quando vivevo a Napoli - dice Tracó - disegnavo animali inseriti in contesti urbani e mi sembrava di stare nella giungla. Così è scattata l'idea degli artigli. Poi in Spagna mi sono dedicato anche a suonare la chitarra come i musicisti di flamenco che si lasciano crescere le unghie per avere più sensibilità. Rientrato in Italia ho voluto unire pittura e musica e ho costruito i pennelli-artigli e perfezionato il metodo artistico».

Tracó ha iniziato il suo percorso sotto la guida di Franco Chersicola per poi studiare a Valencia, Milano, Salisburgo, Venezia e Napoli. Tra le sue mostre personali anche una allestita a Roma a Palazzo Altieri nel cui attico dimorava Leonor Fini negli anni della seconda guerra mondiale. I suoi dipinti vengono creati partendo dal centro: mantenendo costante il principio matematico ogni pittura si espande gradualmente fino a raggiungere il perimetro più esterno. «Quando disegno - continua Tracó - Faccio partire la musica e difatto mi trasformo in una stampante. Ora il mio lavoro si sta evolvendo: con un pratotipo di plastica trasparente il pubblico può guardarmi in faccia mentre dipingo e con un faro e i colori luminosi creo delle proiezioni attraverso una videomappatura, e da stampante divento proiettore umano».

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