Il gioco della distruzione di Bollen costruito intorno alla paura
Da usare con cautela. Questo libro non ha la marcatura CE prevista dall'Unione Europea per giochi e giocattoli. È un oggetto pericoloso, può essere esplosivo. Nondimeno ne è caldamente consigliata la lettura a chi ama il rischio, il brivido dell'avventura, la sorpresa. È “Il gioco della distruzione” (Bollati Boringhieri traduzione di Manuela Faimali pp. 592 euro 20) di Christopher Bollen, l'apprezzato scrittore e giornalista americano, classe 1975, autore dei best seller “Orient” e “Un crimine bellissimo”, entrambi editi da Bollati Boringhieri a cui va il merito di aver tradotto anche questo suo terzo libro scritto nel 2017. Un 'suspence' costruito attorno a un sentimento preciso: la paura, che in qualche modo governa le azioni dei tanti personaggi che lo popolano.
Per esorcizzarla i bambini ne fanno oggetto di gioco, dal banale 'nascondino' ai complessi video giochi. L'importante è la scarica di adrenalina che provoca, il grido liberatorio che segue, ma anche vincere una sfida mentale e dimostrare all'altro giocatore di sapersi districare in una situazione di pericolo. I due protagonisti del romanzo, Ian Bledsoe e Charlie Konstantinou, da ragazzi trascorrevano ore immersi in un passatempo di loro invenzione: il “gioco della distruzione” – una sorta d'estremo “survival video game” in cui immaginavano di trovarsi nelle situazioni più agghiaccianti e dovevano inventarsi una via d'uscita per salvare la pelle. I due provengono entrambi da famiglie benestanti, il padre di Ian è alla testa di una multinazionale che produce omogeneizzati, ma immensamente più affluente è la famiglia cipriota di Charlie, con le mani in pasta in diversi settori.
Ian è un idealista, un 'buono', mentre Charlie è un gradasso, pronto a tutto. Dopo gli studi, i due amici per la pelle si perdono di vista, Charlie ha ora una sua impresa di chartering a Patmos, mentre Ian colleziona tradimenti delle aspettative familiari, tanto che alla morte del padre si ritrova diseredato, senza un soldo e un pessimo curriculum vitae, tutto per aver cercato d'aiutare i più sfortunati. Per Ian l'ultima risorsa è chiedere aiuto all'amico e Charlie lo invita a raggiungerlo a Patmos, dove è circondato da una vera e propria corte di servi, amanti, parenti e sicofanti vari, tutte e tutti attirati dalla sua ricchezza, dai suoi yacht, da uno stile di vita che sembra un'eterna vacanza.
È pieno agosto nella bellissima Patmos, l'isola dove San Giovanni il Divino scrisse il Libro della Rivelazione nel 95 d.C., in cui annunciava l'Apocalisse e la fine del mondo, peculiarità che attrae una fauna di millenaristi, hippies e strafatti da ogni angolo del mondo. E forse in quella luce abbacinante, tra il mare turchese e le case bianche, tra le spiagge e i fiumi di alcool, la fine è davvero vicina. Si dice che l'isola vibri, di fatto Ian percepisce incombenti pericoli, in agguato dappertutto, anche il locale clero ortodosso appare minaccioso, e poi sul lungomare meno d'una settima prima una bomba ha fatto strage di turisti. La popolazione locale è affamata ed esasperata dalle misure imposte dalla Ue per quadrare il debito pubblico greco e il mare seguita a scaricare profughi in fuga dalla guerra in Siria.
Charlie decide di fare di Ian suo socio in affari, ma il giorno dopo sparisce. Doveva essere un viaggio d'affari all'insaputa della fidanzata gelosa, ma presto appare chiaro che il business di Charlie non è pulito, che è sparito perché ha paura, come - ognuno per motivi diversi - hanno paura i suoi tanti “amici” e dipendenti. Ian si trova presto invischiato in una fitta trama d'intrighi e d'inganni. Nella vita ha sempre fallito, ma forse questa volta può mettere a frutto quello che ha imparato dal “Gioco della distruzione”.
Da leggere. Christopher Bollen è un'assoluta garanzia di qualità, alta. —
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