Il kung fu di scena a Far East ma i giovani lo snobbano

UDINE. "Le arti marziali e il kung fu - scrive Roger Garcia, direttore esecutivo dell'Hong Kong Film Festival e consulente del Far East Film Festival - rappresentano il contributo più significativo dato al cinema mondiale dalla cultura cinese. Esso ha lo stesso valore ontologico che riveste il western per il cinema americano, non solo per i suoi stereotipi ma anche come spirito trasversale ad altri generi". Il Far East recepisce il messaggio e rilancia dedicando una sezione speciale ai film sulle arti marziali. Includendo nel programma alcuni grandi classici come "L'urlo di Chen terrorizza anche l'Occidente" (1972) e "The Young Master" (1980), ma anche produzioni più recenti che arrivano fino all'anteprima italiana di "Kung fu Jungle", presentato ieri a Udine dal regista Teddy Chen.
Con questo film il regista vuole offrire il suo personale omaggio al cinema hongkonghese di kung fu, «un genere che rischia di scomparire» - annuncia in conferenza stampa, spiegando le ragioni storiche e culturali che sottendono alla crisi del genere reso celebre da nomi leggendari come quelli di Bruce Lee o di Jackie Chan. «Quando ho cominciato a fare film, negli anni '80, i film sulle arti marziali erano molto diffusi, ma oggi quel cinema non ha più lo stesso appeal, non richiama il pubblico». E la ragione alla base di questa inversione di tendenza, secondo il regista, risiede in un cambio di approccio nei confronti delle arti marziali, più che un'evoluzione nel gusto degli spettatori. «Negli anni '70 c'erano molti maestri di kung fu che venivano dalla Cina. Venivano a cercare lavoro a Hong Kong, che allora era una colonia britannica, per sfuggire alla fame. Trovavano lavoro come istruttori, come guardie del corpo, come vigilantes. Venivano da diverse scuole di arti marziali e spesso si sfidavano. Il governo proibiva questi incontri, hanno imposto delle regole: l'uso di protezioni, tempi limitati, ma chiaramente i combattimenti erano meno belli e così pian piano il kung fu è stato soppiantato da altri tipi di lotta, la thai boxe per esempio, ma è tutta un'altra cosa. I ragazzini oggi non imparano più il kung fu. E non sono interessati ai film di kung fu».
Teddy Chen riunisce nel suo film un cast di prim'ordine ed è difficile non farsi travolgere sotto i colpi inferti da Donnie Yen, Andrew Lau, Derek Kwok, Kirk Wong, Peter Kam, Soi Cheang e Tony Leung, anche se il suo film resta un po' fine a se stesso e ruota attorno al suo essere tributo, senza aggiungere molto alle mirabolanti coreografie.
Attesi per oggi il veterano Herman Yau, a Udine per presentare il social drama "Sara" che racconta gli abusi sulle donne, ma soprattutto la sexy diva giapponese Kuribayashi Riri, che farà la gioia del pubblico maschile. E magari di quello femminile. Perché ieri mattina ad acclamare la bella Anne Curtis, protagonista della commedia filippina "The Gifted" c'erano solo donne. Ragazze e signore di mezza età, soprattutto filippine. Probabilmente perché quel suo aspetto "acqua e sapone" e il look curato ma sempre poco appariscente, contribuisce a renderla un mito di bellezza ideale, semplice e rassicurante.
Nel pomeriggio si faranno sentire le nuove voci di Hong Kong. Dal Fresh Wave, il festival sostenuto da Johnnie To, sono in arrivo quattro cortometraggi di talenti emergenti: "Being Rain" di Chan Tze-woon, "iPhone Thieves" di Louis Wong, "Marryland" di Anastasia Tsang Hin e "Neighbors" di Cai Jiaho.
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