Il pensiero di Augusto Del Noce riflessioni a trent’anni dalla morte

Oggi e domani il filosofo sarà ricordato a Trieste dove fu docente, ospiti Rocco Buttiglione,Marcello Veneziani, Giuseppe Parlato



Augusto Del Noce è stato uno dei più importanti filosofi italiani dello scorso secolo. La sua vita ha abbracciato buona parte del Novecento: era nato pochi anni prima della prima guerra mondiale ed è morto nel dicembre 1989, in tempo per vedere la caduta del Muro berlinese e la crisi dei regimi comunisti nell’Europa centro-orientale.

È importante premettere questo perimetro storico-biografico, perchè in Del Noce la riflessione di carattere politico sulla contemporaneità è una costante ed è fortemente connessa alla sua opera. Del Noce fu un pensatore solitario e scomodo: la sua profonda cattolicità ha caratterizzato la scelta e l’approccio alle direttrici di lavoro. Una militanza spirituale e intellettuale, però, nella quale l’adesione ai valori della tradizione e la contestuale critica alle correnti progressiste non lo resero certamente un interlocutore “à la page”.

I nessi tra secolarizzazione, ateismo, libertinismo rappresentarono i tornanti peculiari del suo percorso, perchè incisero sull’analisi dei grandi movimenti totalitari della prima parte del XX secolo. L’esplorazione culturale procedette entro ampi spazi: cominciò dalla filosofia francese del Seicento, in particolare da Malebranche e da Cartesio, si spinse fino a Karl Marx e ad Antonio Gramsci, dedicò molte energie a Giovanni Gentile, si rapportò con gli studi di Eric Voegelin sullo gnosticismo, considerò il crescente condizionamento di scienza e tecnica nella nostra contemporaneità. Un condizionamento “neo-totalitario” che può avere un’alternativa - secondo Del Noce - solo attraverso un autentico risveglio religioso.

Anche la sua carriera universitaria fu atipica e abbastanza tardiva: iniziò nel 1965 con una cattedra di Storia della filosofia moderna e contemporanea proprio all’ateneo di Trieste, proseguì cinque anni dopo alla Sapienza romana con Storia delle dottrine politiche. Influì sulle scelte di case editrici come Borla e Rusconi, che negli anni ’60-’70 pubblicarono autori distanti dalle correnti in quel momento egemoni.

Del Noce non disdegnò l’impegno politico diretto, essendo stato dal 1984 all’87 senatore di quella Democrazia cristiana con cui ebbe un rapporto dialettico. Fu tra i promotori del (perdente) referendum anti-divorzista che si tenne nel 1974. Simpatizzò per Comunione e Liberazione, considerata un segno di vitalità nell’habitat cattolico.

E Trieste, a un trentennio dalla scomparsa, lo ricorda con una “due giorni”, ospitata nel palazzo della Regione in piazza Unità, che si articola in tre sessioni su dodici relazioni e che comincia oggi alle 15 per terminare domani alle 19. Con il patrocinio del Cnr, dell’Università triestina, della Fondazione Spirito-De Felice, della Fondazione che porta il suo nome e che ha sede a Savigliano, della Lega nazionale. Ecco alcuni interventi in programma: Roberto de Mattei (Sinistra cattolica, progressismo e modernismo”), Rocco Buttiglione (“La teologia del popolo” e papa Bergoglio), Renato Cristin (“La rivoluzione cartesiana e il rivoluzionarismo marxista”), Marcello Veneziani (“Del Noce tra Risorgimento e Tradizione”), Giuseppe Parlato (“Del Noce, Baget Bozzo, Gedda: resistenza, partito cristiano e crisi del centrismo”). —



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