Il Pordenone a Pordenone il maestro ritorna con opere e artisti del suo tempo

Si inaugura oggi alla Galleria d’Arte Moderna di Parco Galvani l’omaggio al pittore friulano del ’500 



Finalmente il Pordenone a Pordenone: una grande mostra dedicata a Giovanni Antonio de’Sacchis, si inaugura questa sera alla Galleria d’Arte Moderna di Parco Galvani, nella città che diede i natali e il nome all’artista del ’500, affermatosi ai tempi di Michelangelo e Raffaello, rivaleggiando con il Tiziano. Dopo le monografiche a lui dedicate al castello di Udine nel 1939 e a Villa Manin nel 1984, “Il Rinascimento di Pordenone” presenta un’ottantina di opere, comprendendo nel suo percorso espositivo anche il Duomo e il Museo civico d’arte di Palazzo Ricchieri con i dipinti della collezione permanente riallestita per l’occasione e una sezione documentaria.

Curata da Caterina Furlan e Vittorio Sgarbi, propone le opere del maestro friulano in dialogo con quelle dei suoi precursori, dei suoi seguaci e dei maggiori artisti del Rinascimento suoi contemporanei come Giorgione, Romanino, Parmigianino, Sebastiano del Piombo, Tiziano, Lorenzo Lotto, Correggio.

La rassegna mira dunque non solo a rendere omaggio ad un indiscusso protagonista della scena artistica del Cinquecento, ma pure a ricreare un ambiente culturale che abbraccia gran parte del Nord Italia e vede accanto ai grandi una schiera di artisti in grado di tradurre la lezione di Michelangelo e Raffaello in modi assolutamente personali, con un proprio sentire, una propria visione.

Seguendo gli spostamenti del Pordenone tra Friuli, Veneto, Lombardia, Emilia, si giunge così a scoprire reciproche influenze, affinità, sottili richiami, possibili e sorprendenti anticipazioni. Ecco allora che accanto al “San Rocco, tra i santi Girolamo e Sebastiano” di Giovanni Antonio de’ Sacchis troviamo il San Rocco di Francesco da Milano: entrambi paiono richiamare la posa del medesimo santo dipinto da Tiziano in quegli anni ma se il maestro friulano nello sfondo pare più prossimo al paesaggismo veneto, Francesco da Milano sembra avere in mente paesaggi nordici, un po’alla Dürer.

Poco dopo i due Padri Eterni rispettivamente del de’ Sacchis e di Camillo Boccaccino paiono sfidarsi dall’alto dei cieli con pari potenza espressiva.

Tra i capolavori del Pordenone ci sono quindi la “Madonna con il Bambino in trono tra i santi Giovanni Battista, Caterina, Pietro e Daniele” di Susegana (Treviso) con la sua impostazione classica e le architetture in rovina a fare da sfondo, la “Madonna con il Bambino e i santi Filippo, Giacomo e donatore” di Cremona con i suoi personaggi sontuosi nelle pose e nei panneggi o ancora la “Deposizione di Cristo” di Cortemaggiore (Piacenza), terribilmente drammatica, tale da anticipare Caravaggio. Le fa eco il “Compianto sul Cristo morto” del Correggio, altrettanto dolente ma più delicato nei modi. Ci sono poi i capolavori dei bresciani Moretto, Romanino, Savoldo, il “San Giovanni Elemosinario” di Tiziano, il “Priapo che insidia Lotide addormentata” di Tintoretto. Tra gli artisti più direttamente legati al maestro friulano, Poponio Amalteo e Jacopo Bassano. Tra quelli più stravaganti e intriganti, Giovanni Demio che con il suo “Martirio di San Lorenzo” viene a reinterpretare la maniera moderna “con bellissimo ingegno” e un’inquietudine tutta sua. La mostra rimarrà aperta fino al 2 febbraio. –

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