Il rock pesante dei Motorpsycho dalla Norvegia live a Pordenone

«In alcuni periodi è stato più semplice, in altri meno ma non è mai stato un lavoro duro. Le sfide sono stimolanti e ci siamo resi conto che non possiamo avere il controllo su tutto. Se diventassimo cinici facendo musica solo per scopi commerciali, il risultato farebbe schifo e finiremmo per odiare sia il prodotto che noi stessi. Nel nostro caso funziona solo ciò che viene dal cuore, con purezza»: Bent Sæther, basso e voce dei Motorpsycho sintetizza l’etica che ha guidato la band fondata con Hans Magnus “Snah” Ryan (chitarra e voce) a metà anni ’80. I maestri del rock pesante a 360° che da trent’anni surfano tra psichedelia, noise, stoner, progressive, metal aprono la stagione di concerti al Capitol di Pordenone in via Mazzini 60, mercoledì alle 20.30. La band norvegese presenta l’ultimo album: «S’intitola “The Crucible”, il crogiuolo, un termine preso da “Blueprint for Armageddon” di Dan Carlin – spiega Sæther – per descrivere come la Prima Guerra Mondiale sia il momento che più di ogni cosa ha forgiato il mondo moderno in cui viviamo: un grande calderone di violenza che ripropone i vecchi imperi sotto forma di nazioni e rimuove ciò che avevano lasciato le società feudali e pre moderne».
E oggi come si è evoluta la situazione?
«La tendenza politica in Europa sembra orientarsi verso un altro cambiamento – dai valori rappresentati dalle democrazie illuminate che abbiamo conosciuto fin dalla Seconda Guerra Mondiale, indietro verso un concetto populista di “uomo forte” dalle tinte fascistoidi. Sono un convinto sostenitore della democrazia, e sono preoccupato: non penso che figure come Putin, Trump, Berlusconi o Erdogan portino prosperità, pace e civilizzazione. Dobbiamo imparare dalla storia, non ripetere gli errori del passato».
Che concerto portate?
«È la seconda tranche del tour che ha già toccato l’Italia a primavera, ma non ci fermiamo mai e le nostre scalette cambiano ogni sera. “Vi aspettano due-tre ore della miglior musica rock in circolazione”: suona pretenzioso, ma è un po’ vero».
In Italia avete un pubblico fedele.
«Ci suoniamo regolarmente dal 1994, la amiamo anche se è cambiata, oggi ci ricorda di più i paesi nord europei, ma mantiene ancora il fascino stravagante che ha presa su degli scandinavi come noi».
Conoscete la musica italiana?
«Siamo fan delle band progressive come Il Balletto Di Bronzo, Le Orme, Goblin ma siamo meno aggiornati sulle novità. Nei tour italiani hanno aperto per noi varie band locali, in una gamma che va dal fantastico alla spazzatura, ne deduco che come in ogni luogo ne abbiate di tutti i tipi».
È possibile definire il vostro genere?
«Andiamo dove ci porta l’ispirazione, non ci preoccupiamo delle etichette, se ci piace e funziona lo suoniamo. Ci caratterizza il metodo più che lo stile: il nostro modo di fare le cose – con energia e voglia di esplorare - segna le nostre produzioni».
Com’è cambiata l’industria musicale?
«Quando abbiamo cominciato il rock era mainstream, oggi rappresenta solo una sezione della musica (come il jazz)».
Il vostro autunno?
«Abbiamo passato un’estate impegnativa, registrando due album fino a giugno e andremo avanti come sempre: altri tour, altra musica, altre “motor – psicosi”». —
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