In una casa di piacere in Cina Amy Tan racconta sua nonna

La scrittrice è in Italia per presentare “La valle delle meraviglie”, che esce da Salani «Tutto è cominciato da una foto di donne a Shangai: eleganti, vestivano come lei»
Di Roberto Carnero

MILANO. «Sono nata a Oaklnad, in California, 62 anni fa da genitori cinesi. Negli Stati Uniti mi sono sempre sentita a casa, ma a un certo punto ho sentito in profondità l'esigenza di riannodare un rapporto con le mie radici. Per questo ho deciso di scrivere un romanzo ambientato nella Shanghai di inizio ’900». Così Amy Tan spiega l'origine del suo nuovo libro, ora tradotto in italiano per Salani Editore, La valle delle meraviglie (pagine 608, euro 18,60). Best-seller nel mondo anglosassone, l'opera ha per protagonista Violet, una ragazza che cresce nel mondo ovattato ed elegante del “Sentiero di Giada”, la raffinata casa di piacere gestita da sua madre Lulu, un'americana dal misterioso passato, alla quale la figlia rimprovera soprattutto di non volerle rivelare chi è suo padre. Amy Tan firma una storia epica e sensuale, sospesa tra l'Estremo Oriente e l'America, tra le ragioni del cuore e le scelte della mente, che ha spinto i critici d'oltre Oceano a paragonare il libro a capolavori della narrativa contemporanea come Memorie di una geisha di Arthur Golden e Cigni selvatici di Jung Chang. Ricordiamo che nel 1993 dal romanzo più famoso di Amy Tan, “Il circolo della fortuna e della felicità”, è stato tratto il film omonimo con la regia di Wayne Wang. Tra i suoi altri successi, “La moglie del dio dei fuochi”, “I cento sensi segreti” e “La figlia dell'aggiustaossa”.

Signora Tan, come è nata la storia del nuovo libro?

«Da una fotografia, che vidi pubblicata in un libro sulla Shanghai di inzio Novecento. Ritraeva una decina di donne che indossavano abiti molto eleganti e tutti uguali. Erano delle cortigiane, cioè delle prostitute di alto bordo. Quell'immagine mi fece ricordare di una foto di mia nonna, nella quale lei era vestita allo stesso modo. Mi chiesi allora se per caso in gioventù anche mia nonna avesse fatto parte di quel mondo».

E cosa ha scoperto?

«Da altri dettagli contenuti in documenti e foto appartenuti a mia nonna, sono arrivata alla conclusione che sì, anche lei era stata cortigiana. Poi la spinta a scrivere il libro mi è venuta da un viaggio in Cina compiuto alcuni anni fa con mia madre già molto anziana: ho provato a vedere quei luoghi attraverso i suoi occhi di

Com'era la Shanghai del periodo?

«Dopo la fine della dinastia Qing e l'avvento del regime repubblicano, tutta la Cina conobbe un rapido processo di occidentalizzazione. In particolare, Shanghai si trasformò in un importante centro commerciale, dove transitavano tantissime persone e arrivavano molti stranieri. Era dunque una città molto vivace e interessante».

Qual è il carattere di Violet?

«Violet è come me: indipendente, anticonformista, viscerale e un po' egocentrica. Impara presto che può contare soltanto su se stessa, anche se cerca disperatamente l'affetto di sua madre, che però è distratta e tutta occupata dagli affari. Per molto tempo interpreta ogni fatto della vita sulla base dell’esigenza di conquistare la madre. Il mio libro parla proprio di questo: del rapporto, eterno, complesso e affascinante, tra una madre e una figlia, alle prese con il desiderio, l'inganno, la forza e l'ostinazione dell'amore».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo