Joe Bastianich mette in scena Money: il bilancio di una vita da Masterchef
Debutto nazionale al Politeama Rossetti di Trieste, poi altri cinque appuntamenti in regione

Non solo un’autobiografia, ma un viaggio, di teatro musicale, che, con ironia e leggerezza, attraverso il rapporto universale tra uomo e denaro, tocca temi profondi e condivisi, immigrazione, radici, legami familiari, successi e fallimenti. Per la prima volta in scena in uno spettacolo, Joe Bastianich è protagonista di “Money – Il bilancio di una vita”, che a Trieste, al Politeama Rossetti, stasera, 24 ottobre, alle 21 vive il suo debutto nazionale, ospite della stagione del Teatro Stabile del FVG.
Prodotto da Show Bees, “Money” fonde narrazione, azione scenica, musica dal vivo, canto e una potente componente visiva.

Bastianich ne è autore con Massimo Navone, che firma anche la regia, e Tobia Rossi. E in scena (lui voce e chitarra), non sarà da solo, ma con gli attori musicisti Roberto Dibitonto (anche alla direzione musicale) Mike Frigoli, Diego Paul Galtieri e Davide Rossi. Incarneranno maître, cuochi, camerieri, soci, colleghi, familiari o fantasmi del passato.
L’ambientazione è il retro di un ristorante, nell’ora sospesa dopo la chiusura. Luogo tra il reale e il poetico che, in un gioco di specchi, vivrà metamorfosi continue grazie alle scenografie del triestino Pierpaolo Bisleri e le proiezioni di Leandro Summo. La musica, cassa di risonanza di emozioni, ricordi e riflessioni, alternerà brani iconici a pezzi originali a firma di Bastianich e di Dibitonto.
Quella di Trieste è la prima tappa di un tour che porterà lo show in tutta Italia. A novembre “Money” vedrà cinque appuntamenti nel circuito Ert: il 4 novembre a Latisana, il 5 a Sacile, il 6 a Spilimbergo, il 7 a Pontebba e l’8 novembre a San Vito al Tagliamento.
Il retro del ristorante intende rispecchiare una sua doppia anima?
«Nel parallelo fra due mondi solo in apparenza distanti, il business della ristorazione e il teatro, un po’ l’ironia dello spettacolo sta anche nel parlare di come nella vita io cerco di mettere insieme arte e commercio. Non è sempre facile, ma si può fare».
“Money” è il suo debutto a teatro.
«È incredibilmente bello e una grande responsabilità. È un mondo anche abbastanza nuovo per me, mi butto in un gioco che non è totalmente mio, ma affronto la sfida. Senza filtri, in scena sarò chi sono veramente, brutalmente onesto anche nei confronti molto personali».
Il fatto che il tour cominci da Trieste ha un significato particolare per lei.
«È una città importante per la mia famiglia e la nostra storia personale. L’Istria e Trieste per noi sono rimaste sempre un punto fermo. La mia vita è raccontata in tanti modi diversi all’interno dello spettacolo, sono sapori ed emozioni che ho vissuto realmente. Parlo anche di quale impatto abbia avuto sulla mia sensibilità di bambino essere il figlio di istriani che hanno vissuto il campo profughi a San Sabba per poi emigrare in America».
” Money” trasporta in tanti momenti della sua vita.
«E il racconto personale si intreccia a quello universale, dalle memorie d’infanzia nella New York degli anni Settanta agli eccessi della Wall Street degli anni Ottanta, e dal ricordo della nonna migrante fino alle luci e alle ombre del business della ristorazione».
Può sembrare scomodo parlare di soldi a teatro?
«Sì, ma al centro dello spettacolo ci sono storie umane che appartengono a tutti noi e ci aiutano a capire anche quanto i soldi influenzino le nostre vite e il nostro modo di essere. E io vivo tra due mentalità e culture diverse, quella italiana e americana».
Una differenza?
«Il concetto del fallimento ad esempio. Per molti americani è solo una possibile parte del processo».
Si dice che i soldi non fanno la felicità..
«Per me il denaro non è il fine, è una conseguenza. Come imprenditore i soldi sono una maniera di monetizzare e un barometro del successo di un progetto, ma conta moltissimo se stai facendo qualcosa in cui credi e che ami veramente». —
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