Karl Moser, l’esploratore dimenticato

Tradotti i diari inediti di uno dei padri dell’archeologia a Trieste

Anno 1999, Museo civico di Storia naturale di Trieste in piazza Hortis. L’allora conservatore del Museo, Ruggero Calligaris, geologo e speleologo figura i più attivi in città, accoglie trafelato e visibilmente emozionato il professor Paolo Paronuzzi: «Abbiamo trovato i diari di Moser! Sono scritti tutti in tedesco di fine Ottocento!». Sinceramente, la notizia non parve in quel momento aver fatto breccia sul professore, che proprio nei confronti di Moser, naturalista, uno dei padri dell’archeologia a Trieste, non aveva mai provato particolare simpatia, forse derivata da quel sentire comune generale che circolava da molto tempo in ambito scientifico. Invece, fra le pagine di quei quaderni ingialliti, fra appunti e schizzi, c’era una delle vicende più affascinanti della storia della ricerca e della scienza a Trieste, uno spaccato di vita in grado di gettare nuova luce sulle dinamiche esplorative di quegli anni, già segnati dalle tensioni politiche destinate deflagrare con la Grande guerra. E così, qualche anno dopo il ritrovamento dei quaderni da parte di Calligaris, proprio Paronuzzi, docente di geologia applicata all'Università di Udine, per una strana coincidenza del caso si accosta a quei diari inediti e se ne appassiona a tal punto da scoprire tutti i retroscena che avevano a torto offuscato l'immagine di Moser. E adesso, dopo anni di studi, quale miglior occasione della ricorrenza del centenario dalla scomparsa di Ludwig Karl Moser, per rendere giustizia alla sua figura? Proprio oggi, alle 18 nella Sala incontri del Museo civico di Storia naturale di Trieste (via dei Tominz 4) verrà organizzata una conferenza tenuta dallo stesso Paolo Paronuzzi. La conferenza, dal titolo “Guerre tra archeologi: la figura di Moser a 100 anni dalla sua morte”, vuole rivalutarne la persona sulla scorta di una lettura attenta dei suoi diari finora inediti che hanno rivelato retroscena interessanti sulle sue scoperte nelle grotte del Carso, nonché fornirà diversi elementi per la soluzione del “giallo” riguardante i cosiddetti falsi pubblicati da Moser. I diari, che sono stati digitalizzati, sono già a disposizione per una consultazione del pubblico presso il Museo e a fine ottobre saranno esposti, assieme al fondo Moser, in una mostra temporanea al Museo di Storia Naturale che ne è proprietario.

«In effetti Moser - afferma Paronuzzi- merita una rilettura della sua vita, alla luce di ciò che emerge dai suoi diari. Pagine fitte di colpi di scena e con contorni rocamboleschi». «Le vicissitudini che gli capitano - continua Paronuzzi -, i dissapori con gli altri esperti studiosi del suo tempo, evidenziano un personaggio dalla personalità poliedrica e complessa, uno scienziato esperto naturalista in una Trieste agli esordi del suo percorso di città della scienza, a cavallo tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento». Tra i retroscena più interessanti i suoi contrasti e la rivalità con Carlo Marchesetti, direttore del Museo civico di Storia naturale di Trieste dal 1876 al 1921 e con Raffaello Battaglia, dal 1940 professore di antropologia e direttore del museo ed istituto antropologico dell'Università di Padova. Verrà analizzata inoltre la figura di J.A. Perko, discepolo fedele, ma anche personalità intelligente e scaltra, capace di ottenere l’ambito ruolo di direttore delle Grotte di Postumia nel dopoguerra, nonché ideatore del trenino che ne permette oggi una visita agevole.

Durante la conferenza di domani, Paronuzzi illustrerà le tappe fondamentali ed i notevoli risultati raggiunti per quei tempi dalle ricerche archeologiche che Moser effettuò nelle principali grotte preistoriche del Carso nell'arco di un trentennio (1885-1915). Nello stesso periodo, in particolare tra 1884 e 1894, condusse vari scavi nelle grotte del Carso anche Carlo Marchesetti. Nella conferenza si indagherà sul rapporto conflittuale e di antagonismo che si creò tra i due studiosi, testimoniato dai diari inediti conservati presso il Museo civico di Storia naturale di Trieste. L’inizio del racconto delle scoperte progressive di Moser, guidato dai suoi diari, continuerà domani: alle 9.30, con partenza dal parcheggio del cimitero di Aurisina, verrà organizzata un’escursione guidata da Paronuzzi e da Deborah Arbulla, conservatrice ed esperta paleontologa del Civico museo di Storia naturale, alla Caverna Pocala e alla Grotta del Pettirosso, luoghi prediletti di Moser (poiché si entra in grotta, si raccomanda abbigliamento e calzature adeguati e una luce). Ancora, martedì 12 giugno, nella sede del Gruppo Speleologico San Giusto in via Udine 34 a Trieste, alle 18 si terrà una conferenza di Paronuzzi riguardante la grotta più importante (e più amata) scavata da Moser, dal titolo "La stratigrafia archeologica della Grotta del Pettirosso". A ottobre giornata di studio su Moser organizzata al Museo di Storia Naturale in collaborazione con l'Università di Trieste e il Civico Museo di Storia ed Arte e verrà allestita una mostra temporanea dove sarà reso pubblico il fondo Moser, con la possibilità di consultare i suoi appunti e diari e visionare alcuni reperti archeologici in deposito al Museo. Durante il mese di novembre è prevista una serie di escursioni guidate (di domenica) nei luoghi del Carso, per conoscere e apprezzare le cavità dove lui e Marchesetti hanno scavato personalmente.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo