Katja Colja: «Con Rosa sullo schermo sogni e desideri delle donne over 60»

Una donna di sessant’anni travolta da un lutto lacerante, che ritorna lentamente alla vita riscoprendo il proprio corpo: è Lunetta Savino in “Rosa”, il delicato e coraggioso film della regista triestina Katja Colja che, dopo aver girato i festival italiani e del mondo, da Bari a Shanghai, è finalmente in sala anche a Trieste al Cinema Ariston. «L’idea nasce dall’aver visto mia madre rinascere a 65 anni dopo un lutto molto grave: non l’ho guardata più come mamma, ma come donna», racconta la regista.
Incontriamo Rosa, pugliese sposata con un triestino della minoranza slovena (Boris Cavazza), nella sua casa di famiglia a Trieste, diventata troppo vuota dopo la morte della figlia Maja, scomparsa in mare. Rosa e il marito si stanno separando perché, pur soffrendo quanto lei, l’uomo non vuole rinunciare alla vita. Anche il matrimonio dell’altra figlia (Anita Kravos) sembra non riuscire a penetrare la scorza di dolore che Rosa si è costruita addosso. Finché, proprio risalendo il passato di Maja, la donna si ritrova a frequentare una parrucchiera e un gruppo di coetanee che le regaleranno una nuova prospettiva.
«Nel cinema italiano ci sono pochissime protagoniste over 60», commenta Colja. «Raccontare il corpo di una donna di quell’età quasi non si fa ma volevo rompere i tabù mostrando una donna vera della porta accanto, normale, con le sue rughe. Era una sfida raccontare questo lato e poi la morte». La figura della parrucchiera, che nel retrobottega vende sex toys a signore in età spronandole a riconnettersi coi propri desideri, è ispirata a donne reali. «Di solito i negozi di oggetti erotici sono luoghi per uomini. A Trieste invece c’era un negozietto in via Venezian, erano donne che pensavano a una clientela di donne. In Veneto esiste una realtà simile, Rosso Limone, che mi ha aperto un mondo: c’è un grande pudore a confrontarsi con oggetti che all’inizio possono scioccare, ma poi portano le donne a guardarsi diversamente. La sessualità non esiste solo a 20 o 30 anni: bisogna essere aperti, senza pregiudizi verso le nostre madri o le donne più mature».
Lunetta Savino incarna Rosa con grande sensibilità: un personaggio diversissimo dalla celebre Cettina che l’ha resa famosa nella serie tv “Un medico in famiglia”. Dal film esce una Trieste dove si parla italiano e sloveno, in una varietà di identità e culture: «Sono slovena di Trieste ma vivo a Roma da 18 anni, mio papà era triestino e mia mamma carsolina», dice Colja. «Ho scelto una coppia mista perché volevo raccontare una Trieste che amo dove si parlano tante lingue, dove non ci si scontra ma ci si confronta. Forse è una visione utopica, ma spero che le giovani generazioni sappiano andare oltre le chiusure storiche della città per valorizzare la ricchezza della sua multiculturalità». —
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