La città ideale di Borgo San Sergio nel progetto razionale di Rogers

Borgo San Sergio, la città ideale concepita da Ernesto Nathan Rogers: un progetto urbanistico a misura d’uomo, immerso nel verde, con larghi percorsi pedonali a collegare piazze e luoghi di aggregazione alle case, orientate verso il mare. Da uno dei più geniali architetti italiani del Novecento, l’insediamento, destinato alle famiglie degli operai e dei tecnici impiegati negli stabilimenti dell’Ente porto industriale (futuro Ezit) che ne aveva commissionato il progetto, era stato concepito sull’esempio delle città satellite anglosassoni, razionali e antimonumentali. L’iter prende avvio nel 1952, Trieste è ancora sotto il Governo militare alleato, che ha da poco bonificato la piana di Zaule.
Tra i fondatori del Gruppo BBPR, uno dei sodalizi più incisivi nella storia dell’architettura moderna in Italia (con Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Gian Luigi Banfi ed Enrico Peressutti, suoi compagni di università al Politecnico di Milano), Ernesto Nathan Rogers riallaccia i rapporti con Trieste nel dopoguerra. Nei primi anni ’50 realizza la stazione di servizio Aquila in riva Grumula, che oggi porta il suo nome, progetta una sistemazione turistica di Barcola (per cui immagina una funicolare tornata d’attualità...) e intanto disegna la Torre Velasca a Milano e dirige la rivista Casabella-Continuità.
Del progetto di Borgo San Sergio si occupa il paginone centrale del Piccololibri in edicola domani insieme al quotidiano, all’interno di Tuttolibri della Stampa, con i consueti approfondimenti sui personaggi e le storie legati principalmente a Trieste, Gorizia e Monfalcone. Il piano per Borgo San Sergio viene completato negli anni Ottanta ignorando le indicazioni di Rogers. A stravolgere la forte idea originaria intervengono successive lottizzazioni e i fantasiosi interventi degli stessi abitanti in tema di verde, serramenti e verande. Che tracce rimangono ancora del disegno pulito di Rogers?
Un’altra pagina dell’inserto è dedicata al principe romeno Matila Ghyka (1881-1965), di cui la preziosa casa editrice Atlantide ha appena pubblicato il romanzo “Pioggia di stelle”, sua unica opera narrativa, uscito in francese nel 1933 per i tipi di Gallimard. Bisnipote dell’ultimo regnante moldavo, ufficiale navale, diplomatico, matematico ed esoterista, Ghyka, personaggio dalla vita straordinaria, immagina una storia che, tra il 1927 e il 1928, si dipana tra Londra, Vienna e Praga, per spingersi fino all’Estremo Oriente e nell’Oceano Indiano. I tratti autobiografici dell’intreccio si concentrano nella figura del capitano Napoleone di Maleen-Louise, ufficiale della Marina asburgica e addetto militare a Londra fino al 1914, la cui vita, esattamente come quella dell’autore, conoscerà qualche rovescio di fortuna. Il capitano, mentre visita una mostra di squali ad Alt-Gitschin in Boemia, s’imbatte nel singolare reperto di una nave, a bordo della quale aveva partecipato a una ricerca scientifica nel Pacifico. E qui entra in ballo Trieste: il “reperto”, infatti, è stato recuperato fortunosamente nel Porto vecchio prima che venisse distrutto.
È una bibliotecaria triestina, Maria Giovanna De Simone, da otto anni in servizio al Trinity College dell’Università di Cambridge, l’autrice di una scoperta che l’ha portata sulle pagine del Times. Si tratta di una lettera inedita di Casanova rinvenuta in una copia di un’edizione ottocentesca in francese delle “Memorie”, l’autobiografia dell’avventuriero e dongiovanni, che fa parte di una collezione inglese di circa 7500 volumi in varie lingue, donata al Trinity College nel 2015 e in via di catalogazione. Sorprendentemente, visto il profilo del personaggio, non si tratta di una missiva d’amore, ma di uno scritto che fa luce su alcuni rapporti familiari di Casanova, come racconta la stessa De Simone in un’intervista al Piccololibri.
Nello sfoglio di questa settimana ricordiamo anche quel 17 maggio 1991 quando il Premio Nobel Rita Levi Montalcini ricevette la laurea honoris causa in Medicina dall’Università di Trieste e, nella sua lectio magistralis, lanciò l’idea di una Magna Carta dei Doveri dell’Uomo. Ad applaudire la signora delle cellule, all’epoca ottantaduenne, in prima fila c’era un altro Nobel, Abdus Salam, direttore del Centro internazionale di Fisica teorica.
La mappa della settimana porta al Sass de san Belin, il masso che si staglia tra le trincee e i pendii del Carso di Polazzo, “accudito” da un guardiano molto speciale, che lo ha eletto a suo personale trono. Belin, Beleno, era venerato nell’antichità come patrono di Aquileia. C’è però chi dice che il posto sia un punto di ritrovo dei benandanti, chi il teatro di riti orgiastici. O, addirittura, che nasconda un tesoro. Sarà vero? —
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