La Grande guerra in montagna raccontata in tivù da Bozzer

TRIESTE. «La neve è veramente un segno di lutto, più del nero. Nel nero sento il mistero, la paura, l'infinito, Dio. Ma il bianco mi dà il senso della fine, il ghiaccio della morte». Usa queste belle e drammatiche parole di Ungaretti lo storico Mark Thompson per sintetizzare la vita e le difficoltà dei soldati ad alta quota durante la prima guerra mondiale.
"Guerra in montagna. Il fronte italo-austriaco dall'Adamello al Carso" è il titolo del documentario di un'ora realizzato dal triestino Alessio Bozzer per Videoest che va in onda domani su RaiTre alle 9.45 (e in replica mercoledì 13 su RaiTre Bis alle 21.10).
Il film nasce all'interno di un gruppo di progetti lanciato un anno e mezzo fa dalla sede Rai del Friuli Venezia Giulia in collaborazione con il Fondo Audiovisivo regionale per affrontare la Grande Guerra da punti di vista diversi. «Il mio interesse è andato alla montagna - dice Bozzer - perché sui nostri monti i resti di guerra si incontrano sempre, sono visivamente molto presenti nel contesto emozionante della natura, e ho deciso di approfondire l'argomento. Mi ha subito colpito che nella guerra in montagna, in proporzione ai milioni di morti sul fronte italo-austriaco, la percentuale delle vittime è bassa: lassù già l'ambiente naturale era un nemico e non era raro che i soldati di opposti fronti si alleassero e si aiutassero per sopravvivere».
Il documentario alterna materiali d'archivio anche rari, da poco acquisiti dalla Cineteca del Friuli, e immagini suggestive (provenienti dalla Fondazione Archivio Storico del Trentino, dalla Fototeca dei Musei Provinciali di Gorizia, dal Museo della Grande guerra di Tiamu e dall'archivio del Mart di Rovereto) a filmati realizzati durante una ricostruzione storica nelle trincee in Slovenia, a Plezzo.
Continua Bozzer: «La Grande guerra è stata la prima guerra di montagna. Il fronte italo-austriaco era lungo 650 chilometri e 600 di questi superavano i 1000 metri di quota. Per la prima volta gli eserciti hanno dovuto affrontare azioni militari e sopravvivenza ad alte quote. Nelle zone più alte del fronte i militari dovevano stare sulla neve sia d'estate che d'inverno».
Nel film, Davide Tonazzi accompagna lo spettatore sulle Alpi Giulie seguendo i sentieri di Julius Kugy; Lindo Unfer parla della guerra sul fronte carnico in cima al Freikofel; Ulderica Da Pozzo racconta la storia delle portatrici carniche attraverso il suo prezioso lavoro di ricerca e raccolta di testimonianze; Günther Tschurtschenthaler mostra la tomba di Sepp Innerkofler, grande guida alpina, a Sesto di Pusteria; Roberto Todero e Marco Cimmino ricostruiscono la vita dei soldati tra le nevi.
Corrado Premuda
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