La guerra, le invasioni e i confini nell’arte sotto la lente del Trieste Film Festival

Taglio del nastro venerdì per la rassegna B#Side War, collettiva di opere di giovani artisti che interpretano il Friuli Venezia Giulia

Con il suo forte potere simbolico l’arte contemporanea può aiutare a scavare nelle coscienze individuali e nella macrocoscienza collettiva e sciogliere il trauma della guerra, che in modo inconsapevole e silenzioso continua a essere trasmesso di generazione in generazione. È l’idea alla base della rassegna B#Side War, che in collaborazione con Trieste Film Festival 32 proporrà, con inaugurazione in presenza degli artisti venerdì alle 18 nella Galleria Cantori di Trieste (via Crispi 28), la mostra collettiva “Il Limes e l’invasione”.

L’esposizione, curata dall’associazione IoDeposito (www.iodeposito.org) riunisce le opere inedite realizzate da giovani artisti di diverse provenienze in occasione di quattro residenze d’artista organizzate in regione tra dicembre 2019 e settembre 2020, per la sesta edizione del B#Side War Festival, che si è concentrata sulle caratteristiche del Friuli Venezia Giulia che l’hanno portato a rappresentare il confine geografico e culturale tra due mondi, oriente e occidente, a partire dalle invasioni barbariche. Attraverso queste residenze, sparse in luoghi significativi del territorio regionale, gli artisti, che anche nei propri paesi d’origine hanno vissuto esperienze legate al tema del confine e dell’invasione, sono stati coinvolti nella ricerca e realizzazione di opere basate sulla memoria del luogo.

Particolarmente d’effetto per il messaggio che sottende è l’opera “Albero a Gomiti”, del duo artistico composto da Alice Mestriner & Ahad Moslemi (Italia, 1994; Iran 1983) e risultato della loro residenza artistica nella zona del Canal del Ferro-Val Canale. Si tratta di un’installazione cinetica in cui all’interno di un contenitore trasparente viene simbolicamente e ininterrottamente mescolata della terra proveniente da Austria, Italia e Slovenia. L’installazione mira a rappresentare il movimento perpetuo che nei secoli ha visto il mescolamento delle genti e delle lingue sul confine di nordest. Ha tratto ispirazione invece dalle tradizioni locali Carmela Cosco, (Italia, 1989), che presenta in video la sua opera performativa “Luce al Kita”, che, ispirandosi alle storie delle mitiche abitanti delle foreste friulane, le Krivapete, intende esplorare l’esperienza femminile dell’invasione, tra “cartografia di genere” e diversità. L’immagine delle Krivapete ripropone temi universali, paure arcaiche e angosce personali che da secoli affliggono l’umanità in ogni parte del mondo e in ogni situazione geopolitica e storica, per creare un ponte tra mito e storia di un territorio che ha dovuto lottare nei secoli per ottenere la libertà.

La performance sarà riproposta dal vivo domani alle 18. In esposizione ci saranno anche due opere pubbliche di land art. La prima, di cui saranno proposte testimonianze fotografiche, è “The Window / Eve & Adam”, installazione di Nantia Skordopoulou (Grecia, 1984) realizzata al Parco Europa Unita di Cervignano. L’opera rilegge lo spazio verde come un nuovo giardino dell’Eden, rievocando gli antichi dittici pittorici raffiguranti Adamo ed Eva. La seconda è “Gates”, di Barbara Mydlak (Polonia, 1987), una costruzione in legno posta nei pressi del Sacrario di Oslavia che rappresenta una metaforica “porta” sul confine tra il Collio italiano e sloveno. L’installazione è un’ode al passaggio transitorio, che ha caratterizzato il nostro territorio regionale per secoli. In mostra ci saranno i collage e gli oggetti creati da Mydlak e relativi alla sua opera di land art.

Per visitare la mostra, aperta fino al 3 febbraio (dal martedì al venerdì 17-20, sabato 15-19) e per partecipare alle visite guidate gratuite, in programma i sabati pomeriggio, è necessaria la prenotazione alla mail magdalena.dokowska@iodeposito.org. Tutte le informazioni su www.bsidewar.org. —


 

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