La leggenda delle Isole Flannan e il mistero del naufrago al faro



Ispirato ad una vicenda realmente accaduta o più probabilmente ad una leggenda, “The Vanishing – Il mistero del faro” è un thriller angosciante che si nutre di scenari mozzafiato. Siamo sulle Isole Flannan, a largo delle coste occidentali della Scozia, nelle Ebridi esterne. James Ducat (Gerard Butler), Thomas Marshall (Peter Mullan) e Donald McArthur (Connor Swindells) si apprestano a prestare servizio per sei settimane su un faro. Ma, un giorno, un misterioso naufrago approda sull’isola ed è vittima di un involontario omicidio che porta con sé un claustrofobico crescendo di tensione e angoscia.

L’enigma delle isole Flannan viene fedelmente riportato: in un piovoso dicembre del 1900, si racconta, i tre guardiani dell’imponente faro di Eilean Mòr scomparvero nel nulla, lasciando dietro di sé nient’altro che polvere, letti sfatti, orologi fermi e una seggiola ribaltata. Un whodunit degno dei migliori gialli di Agatha Christie, condito con un pizzico di leggenda popolare, magistralmente manipolato dal danese Kristoffer Nymholm, già regista di serie televisive di culto come “The Killing” e “Taboo”.

James, Thomas e Donald si ritrovano imprigionati in un lembo di terra circondato dal mare su cui un pericolo incombe imminente. Sulle prime, un’invasione esterna, presto in grado di trasformarsi in uno spietato racconto imbevuto di senso di colpa. La disgregazione è progressiva, non ha nulla di soprannaturale, è frutto di un lento degenerarsi di rapporti sociali in una comunità di esseri umani abbandonati a loro stessi. Una speculazione saggia e lucida della leggenda delle Flannan, in grado di sviluppare un mix letale di avidità, fato e cattiveria umana, risolvendo il mistero in maniera verosimile.

Il paesaggio fa il resto. Un luogo ostile, sopra il quale incombe un cielo plumbeo, attorno al quale il mare è sempre in burrasca. Dove gli uccelli vengono trovati morti e il vento produce rumori sinistri. Segni, premonizioni di sciagura tra realtà e miraggio, osservati da uomini soli sempre più in preda alla paura e alla pazzia.

Ritmo dilatato, una narrazione coerente e coesa, una notevole prova d’attori. Impeccabile come sempre, Peter Mullan fa propria una versione ruvida del Capitano Achab. Gerard Butler, qui nelle vesti anche di produttore, si ritaglia un personaggio complesso e gli regala la giusta ambiguità. Quanto a Connor Swindells, il suo è un promettente debutto. Fanno molto bene alla pellicola anche la cupa fotografia di Jørgen Johansson e le tesissime sonorità di Benjamin Wallfisch, perfette nell’acuire un processo di egoismo ed isolamento sociale degno del miglior Herman Melville. Accolto calorosamente dal pubblico del Festival di Sitges, “The Vanishing – Il mistero del faro” non è il solito thriller. Chiede allo spettatore un po’di pazienza, lo cala lentamente dentro un mondo, un’atmosfera, una rete di rapporti, perché ciò che gli preme sono le psicologie, i demoni interiori. Ma è mentre ci chiede di aspettare che ci sorprende, alimentando il mistero, accumulando tensione, introducendo falsi indizi, sovvertendo equilibri e routine, per poi colpirci con l’imprevisto. Da vedere anche solo per l’atmosfera.







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