La morte sospetta di Pier Paolo Pasolini

ROMA. Figura centrale della cultura italiana del secondo dopoguerra, Pier Paolo Pasolini è stato un intellettuale che non si è mai posto cvonfini nella sua creatività: poeta, scrittore, regista e drammaturgo; saggista, filologo, ma anche polemista e giornalista di razza. Un personaggio raccontato nel 2013 da Gianni Borgna e Giancarlo Governi in “Storie sospette” in onda questa sera alle 19.30 su Rai Storia.
Dopo i suoi esordi friulani, la grande notorietà raggiunge Pasolini a Roma, dove nel frattempo si è trasferito nel 1950. I suoi romanzi, le sue raccolte poetiche e soprattutto i suoi film fanno subito discutere e gli attirano denunce a getto continuo. È la sua vita privata a suscitare scandalo e a porlo al centro di accuse e processi a dir poco assurdi, come quando viene accusato di avere tentato di rapinare un benzinaio del Circeo puntandogli contro una rivoltella con pallottole d'oro.
La verità è che di Pasolini non si accettano la dichiarata omosessualità, l'adesione al marxismo e l'anticonformismo. Pasolini diventa presto indigesto alla destra e al potere, ma non è neppure amato (salvo eccezioni) dalla sinistra. Negli ultimi anni della sua vita contesta gli stessi contestatori del '68, e denuncia il degrado della società italiana.
Toni e temi presenti anche nelle sue ultime opere, il film “Salò o le centoventi giornate di Sodoma” e il romanzo “Petrolio”, che uscirà, incompiuto, soltanto 17 anni dopo la sua morte, che avviene nella notte tra l'1 e il 2 novembre all'Idroscalo di Ostia in circostanze tuttora non chiarite.
Molti libri si sono soffermati a raccontare Pasolini e il mistero della sua morte. Rai Storia ripropone il suo percorso in “Storie sospette”.
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