La passione di Elvira nel buon fraseggio di Ruth Iniesta tra scale e colonne
Serata inaugurale con colpo di scena, ieri sera al Teatro Verdi. A sorpresa, poco prima dell’alzata di sipario, è stata annunciata la sostituzione della protagonista Elena Mosuc, costretta a dare forfait per indisposizione. Al suo posto il soprano del secondo cast Ruth Iniesta, che ha affrontato l’imprevisto con disinvolta sicurezza. Superato dunque lo stupore iniziale, il pubblico ha potuto immergersi in una lunga parentesi di puro belcanto qual’è quella offerta da “I Puritani” di Vincenzo Bellini. Ispirata al dramma storico “Tetes rondes et Cavaliers” di Ancelot e Boniface, la trama dell’opera in tre atti di Carlo Pepoli ambientata in Inghilterra ai tempi di Oliver Cromwell riassume perfettamente i dettami teatrali del canovaccio romantico, ben congeniale all’esigenza espressiva del grande catanese. Per questo capolavoro il Teatro Verdi ha predisposto un nuovo allestimento, affidandone la regia a Katia Ricciarelli in collaborazione con Davide Garattini Raimondi. Rispettoso del periodo storico, l’impianto scenico creato da Paolo Vitale (suo anche l’indovinato gioco di luci) consiste in un’installazione di elementi architettonici – colonne, soppalchi e scale– fissi per tutta la durata dell’opera, entro i quali la regia di Ricciarelli e Garattini ha cercato di fare il possibile per far muovere al meglio le masse artistiche, vestite dai secenteschi ultrasobri costumi di Giada Masi. Convincente la prestazione di un cast vocale di assoluto valore a iniziare dal soprano Ruth Iniesta, che delinea con freschezza un’ Elvira palpitante attraverso un buon fraseggio e sicurezza nelle agilità. Al suo fianco l’eccellente Arturo del tenore Antonino Siragusa, applaudito per lo stile e la scioltezza con cui affronta la temibile tessitura sovracuta del ruolo. Il baritono Mario Cassi dà voce a Riccardo con gagliarda espansione sonora e proprietà d’accento e il Sir Giorgio del basso Alexey Birkus si impone per pasta vocale di bel colore e ragguardevole velluto timbrico. Onorevole l’apporto di Albane Carrère, Andrea Binetti e Giuliano Pelizon. Ottima la prestazione del coro preparato da Francesca Tosi e dell’orchestra, duttile ad assecondare il gesto direttoriale di Fabrizio Maria Carminati, volto a impreziosire di colori e sfumature una concertazione sempre attenta anche all’equilibrio buca-palcoscenico. Successo pieno per la serata iniziata con la solennità dell’Inno Mameli e chiusa dallo scandire di prolungati calorosi applausi. —
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