La pianista Filjak: «Che emozione questa prima volta a Trieste»

C’è sempre una prima volta, si sa. E, per la croata Martina Filjak, la prima volta a Trieste è alle 20.30 di oggi, al Ridotto del Verdi, per il 17° festival pianistico “Giovani interpreti & grandi maestri” curato e promosso dall’associazione Chamber Music.
Signora Filjak, è pronta al debutto?
«Non vedo l’ora di suonare a Trieste. Mi hanno detto che avrò a disposizione un Fazioli. Tranne un concerto a Cividale, l’anno scorso, in Friuli Venezia Giulia ci sono stata solo da turista, anche da bambina. Mia mamma è di Fiume, mentre mio papà era di Zagabria, la mia città, anche se da tempo abito a Berlino. In particolare, oltre che Trieste, ho visitato Duino, dato che amo molto Rainer Maria Rilke, e, soprattutto, le sue “Elegie duinesi”. Ho una grande passione per la letteratura e le arti in genere».
Preferisce i pianoforti Fazioli?
«Steinway e Fazioli vanno entrambi benissimo».
Cosa suonerà a Trieste?
«Mantenendo una coerenza nel programma, desidero esplorare differenti punti di vista sul pianoforte: la Sonata n. 32 in sol minore di Haydn scritta per gli strumenti a tastiera dell’epoca, due pagine per organo di Bach, il Preludio e Fuga in la minore (nella trascrizione di Franz Liszt) e la Toccata e Fuga in re minore (trascritta da Ferruccio Busoni), il Preludio, Fuga e Variazione di Franck, altra pagina scritta per organo (trascritta da Bauer). Completa il programma il “Carnevale di Vienna” di Schumann».
Negli ultimi tempi, le cronache hanno riportato più casi di musicisti accusati di molestie sessuali. Nella sua attività concertistica, si è mai trovata a subire avance così spinte?|
«Per quanto mi riguarda, non ho mai subito molestie. Ho avuto la fortuna, il privilegio, di collaborare con musicisti che nei miei confronti mi hanno sempre mostrato enorme rispetto. Credo che nel Duemila sia ridicola questa guerra tra uomini e donne, nel senso che ogni caso va valutato a sé. In altre parole, non si deve generalizzare. Certo, quelli che hanno riportato le cronache costituiscono episodi molto gravi».
A leggere la sua biografia, si può immaginare che suo padre Ranko, pianista scomparso nell’83, sia stato determinante nel farle intraprendere la carriera di musicista…
«Da lui ho imparato molto ma è mancato quando io avevo solo cinque anni. La decisione di intraprendere la strada del concertismo per me è avvenuta molto dopo. Peraltro, anche mia madre ha lavorato come insegnante di pianoforte. Insomma, sono cresciuta in un ambiente musicale e artistico». —
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