La pianta sacra del Rio delle Amazzoni

“El abrazo de la serpiente” è l’esordio internazionale del cinema colombiano

Per la prima volta, lo scorso febbraio, uno dei cinque titoli che aspiravano all’Oscar come miglior film straniero era colombiano. Si trattava di “El abrazo de la serpiente” di Ciro Guerra (ora distribuito in Italia da Movie Inspired), una storia magnifica e fantastica di uno sciamano indio che restituisce la voglia di sognare, arrivata da outsider al Festival di Cannes 2015, che ha vinto a sorpresa la “Quinzaine des Réalisateurs” e che ha scalato di premio in premio fino alla vetta dell’Academy. Questo clamoroso esordio sulla scena internazionale del cinema colombiano è firmato da Ciro Guerra, fanatico di Godard e Fellini, uno dei registi di punta, insieme a César Azevedo (“La tierra y la so ombra”) di una generazione di giovani filmmaker che si sta riappropriando delle storie e degli scenari del proprio Paese, dalle miniere ai latifondi del caffè fino alle riserve indie.

Girato in un bianco e nero ieratico, “El abrazo de la serpiente” è un viaggio onirico lungo il Rio delle Amazzoni. Si oscilla tra il 1909 e il 1940 nell’avventura di tre personaggi alla ricerca di una rara pianta sacra, la Yakruma, dai poteri medicinali e allucinogeni. Si tratta dell’etnologo tedesco Theodor Koch-Gruenberg, che nel 1907 con grande rispetto si inoltrò nella foresta incontrando gruppi di indigeni che si credevano ormai sterminati. Poi del biologo statunitense Richard Evans Schultes, che 40 anni dopo ripercorse le tracce del tedesco alla ricerca di una pianta magica e allucinogena.

Sulla scorta dei loro diari, corredati anche da disegni, Guerra intraprende il suo percorso nella foresta, ma ribalta il punto di vista. Protagonisti sono questa volta gli indigeni, perché entrambi i viaggi dei due bianchi sono accompagnati dall’occhio dello stesso potente sciamano Karamakate, ultimo superstite della sua tribù, che conosce gli antichi segreti della foresta e che vive completamente isolato, ancorato alla propria cultura e alle proprie tradizioni. Ciò che potrebbe essere l’inizio di un viaggio iniziatico, diventa invece un viaggio nella coscienza.

(p. l.)

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