La rivista Juliet festeggia 35 anni e si regala una redazione a Milano

TRIESTE. Una favola a lieto fine, quella di Juliet: così si può definire il sogno, datato dicembre 1980, di alcuni giovani dell'epoca come Roberto Vidali, Antonio Sofianopulo, Oreste Zevola, Rolan Marino e altri, quali Davio Fabris e Giuliana Ferrara, trasformatosi poi in una realtà editoriale di prestigio e d'innovazione. Trentacinque anni e due mesi fa fondarono a Trieste una rivista, che nel tempo, vincendo molti ostacoli, sarebbe divenuta punto di riferimento nazionale e internazionale per l'arte contemporanea intesa in senso lato, poiché Juliet tratta anche di architettura, design, fotografia, moda, poesia.
Senza perdere mai lo smalto. Anzi, per festeggiare il suo 35° compleanno, la pubblicazione, il cui nome fu brillantemente suggerito da Zevola, artista scomparso nel 2014, «perché - come ricorda Vidali - in questo modo anche una rivista d'arte ha la speranza di potersi camuffare in rotocalco di moda e costume», apre una redazione nel cuore di Milano e si propone con una rinnovata veste grafica ed editoriale, firmata da Marco Gnesda e Stefano Cangiano. La nuova stagione s'inaugurerà con uno speciale rendez-vous, il 4 marzo dalle 19 alle 22, nella location esclusiva di piazza Castello 16: evento frutto di una collaborazione con l'agenzia di comunicazione CeG Maiuxcom, nel corso del quale sarà presentato il primo numero dell'anno, #JULIET 176, che registra un più ampio spazio riservato alle foto, 25.000 copie di tiratura, una maggiore presenza alle fiere e una liaison importante con l'edizione web. Questa, notevolmente potenziata grazie alla direzione da Milano di Giulia Bortoluzzi - che proviene dall'École du MAGASIN di Grenoble - e la collaborazione di Maria Villa, sarà presentata nel corso dell'evento assieme al nuovo staff milanese della rivista. Con il programma di continuare a interfacciarsi in modo sempre più ricco e completo con la versione cartacea, animata soprattutto da Vidali: «Una sorta d'inizio di passaggio delle consegne a una nuova generazione di sognatori appassionati» suggerisce il critico. A coronare la serata (info www.julietartmagazine.com), anche l'esposizione di opere di Carlo Fontana, Giovanni Pulze, Antonio Sofianopulo ed Elisabetta Bacci, alla quale Juliet è in procinto di dedicare uno dei suoi numeri “extra” con scritti del saggista Khaled Fouad Allam, e un progetto speciale a cura di SPAZIENNE. Questo comprenderà la performance dinamico visiva “Spin” di Alberto Bettinetti con musica di Simone Pirovano. A ogni invitato in dono la borsa con un disegno neosurrealista di Giulia Nava, realizzato per l'occasione.
Chi la dura, la vince, dunque, e i donchisciotte che trent'anni fa si riunivano in una fredda soffitta e su cui pochi avrebbero puntato, si dimostrano oggi, nonostante la crisi, vincenti. Nel corso del tempo la loro creatività e la capacità di osare hanno fatto sì che, pur partendo con un budget insufficiente, la qualità ineccepibile e le molteplici iniziative abbiano attirato inserzionisti di prestigio, tra cui il Lloyd Adriatico e la CrT: fra le idee coinvolgenti, un saggio di Kounellis nel numero zero, circa cinquanta extra issue, la strategia dell'home work e del lavoro assegnato a esterni, i dossier sulla Nuova scultura inglese e sull'arte jugoslava, la creazione di una sede espositiva e di oggetti collaterali, la collaborazione, per esempio, con Mimmo Paladino e Lisa Ponti, le copertine firmate da artisti "speciali" come Walter Dahn, Milan Kunc e Luigi Ontani; e tanto altro ancora.
Marianna Accerboni
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