La sacralità di Assisi nell’obbiettivo di Elio Ciol

PORDENONE. Una piccola mostra ma ben curata, che racchiude in una stanza le atmosfere sospese di Assisi, strette nell'autunno pordenonese. A ospitare la magia della città umbra vista dal poetico sguardo del fotografo Elio Ciol, originario di Casarsa e famoso in tutto il mondo, è il Centro Culturale Casa Zanussi di Pordenone, che quest'anno festeggia 50 anni dalla fondazione. L’evento espositivo “Assisi. La densità del silenzio”, a cura di Giancarlo Pauletto, visitabile fino al 28 febbraio 2016, restituisce agli sguardi del pubblico i luoghi sacri di un'Assisi talmente familiare e accogliente anche per chi non la conosce e non c'è mai stato, da apparire invariata nello spazio temporale in cui viene raccontata, dagli anni '50 a oggi.
Una piccola perla di bellezza, scarna quanto intima e raccolta, che esplode nella semplice sacralità del bianco e nero, dove la luce del sole si fa immagine del divino immanente nel naturale. In pochi pannelli ordinati, il panteismo di un'architettura si fa tutt'uno con la natura, da esso creata e che in essa si fonde, osservata a volo d'uccello, da un punto di osservazione alto, quasi ultraterreno. Ombra e sole, una dicotomia che rappresenta il gioco di forza tra umano e divino nella loro crasi, in un'unione che crea un paesaggio fermo nel tempo, perso nella nebbia o nella neve, dove confini e cenni spazio-temporali sfumano per far emergere la forte identità del luogo. Le torri merlate, le mura del Castello, la torre di San Giacomo, la “Rocca con varco di luce” sembrano quadri, stampe scolpite dalla luce dove si percepisce l'uomo nel divino pur se quasi totalmente assente, rappresentato per contrapposizione con la sua opera che si fa varco nella natura; è in essa che il divino prende sembianze umane, nella sua rappresentazione storico artistica.
Certi scorci, come il “Vicolo Sant'Andrea”, sembrano addirittura i disegni del paradosso di Escher, dove però non è la prospettiva a farla da padrona ma il punto di vista dell'osservatore che taglia la scena, immortala il frammento, crea il volume, lo spazio e la storia che lo racconta. Da San Damiano alla triplice Basilica con le preziose narrazioni di Cimabue e Giotto, alle suggestioni legate alle strade, alle case, alle mura e agli scorci della città nella sospensione di atmosfere trasognate come coinvolgenti paesaggi dell’anima, accostate alle splendide immagini che Ciol ha realizzato sugli affreschi di Giotto, questa mostra crea un percorso sensitivo e poetico che passa anche per la martoriata Palmira, al centro di un tragico momento di assedio: «Due percorsi espositivi – spiega Maria Francesca Vassallo, presidente del Cicp - che diventano simbolo di criteri fondamentali degli intendimenti all’origine di Casa Zanussi, per non dimenticare».
Francesca Pessotto
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