“Lasciali parlare” se a bordo c’è Meryl

Non si confonda la leggerezza con la frivolezza, perché se la macchina da presa è in mano a Steven Soderbergh ci si può anche concedere il lusso di interrogarsi sul senso profondo della vita, della morte, della natura delle persone e delle cose, usando i toni brillanti della commedia (umana). Ed è davvero stupefacente con quale grazia il regista di “Traffic” e “Ocean’s Eleven” (tra i molti titoli di successo) riesca a racchiudere tanta materia nel tempo e nello spazio circoscritto di una crociera, poco più di un pretesto per costringere i personaggi di “Lasciali parlare” a una sorta di resa dei conti tra ambizioni, talento, frustrazione, successo, invidie e meschinità.
Il bizzarro gruppo di passeggeri a bordo della Queen Mary si trova al seguito della scrittrice Alice Hughes (Meryl Streep), invitata in Inghilterra per ritirare un premio prestigioso. Avendo paura dell’aereo preferisce optare per la più sicura via del mare, portando con sé il giovane e candido nipote Tyler e due amiche di lunga data, da tempo non frequentate (personaggi memorabili, in particolare la giunonica Roberta). Al quartetto si aggiunge un’agente letteraria di poca esperienza, incaricata di scoprire a cosa stia lavorando la Hughes nel suo nuovo e misterioso romanzo. Un film “piccolo” (Soderbergh sa destreggiarsi come pochi tra cinema indipendente e industria), esilarante e commovente, ma anche un raffinato discorso teorico sul processo creativo e sui principi cardine della narrazione: l’ispirazione, la parola, la scrittura. E, naturalmente, il cinema. —
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