Le Apparizioni in bianco e nero di Andrea Gentile

«Vuole una tesi forte che molta della migliore poesia italiana contemporanea – Antonella Anedda, Stefano Dal Bianco, Guido Mazzoni – cerchi le proprie ragioni d'essere andando a sconfinare nei territori della saggistica. Compie il movimento inverso il saggio “Apparizioni” (Nottetempo) di Andrea Gentile, andando a cercarsi nei territori della poesia, lì dove il bianco, lo spazio, entra nella sistole diastole del nero, il testo, interrompendo e creando il suo ritmo proprio come le apparizioni fanno sul flusso deconcentrato del nostro stare al mondo, improvvisamente rivelato all'intensità». “Apparizioni” è consigliato da Laura Pugno, scrittrice, poeta e saggista. Pugno ha alle spalle sei romanzi, dall’esordio con “Sirene” (Einaudi) a “La metà di bosco” (Marsilio), testi teatrali e diverse raccolte di poesia, autrice inoltre a quattro mani (con Giulio Mozzi) di “Oracolo manuale per poete e poeti” (Sonzogno), una sorta di vademecum da consultare quando la vena creativa si sta esaurendo. A sua firma da poco nelle librerie “Noi” (Amos Edizioni), per la collana A27 poesia. “Noi” si pone sul confine di una individualità che è plurima, una soglia identitaria che richiama i corpi alla luce e che esistono nella luce perché «la luce batte sugli occhi e sulla mente». Una scrittura che dilata le sue nervature e ci immette nella visionarietà di un soggetto che cambia i suoi registri, un “noi” di luce e ombre, un “noi” materico che si compie nella costante metamorfosi, nelle trasfigurazioni del colore e del paesaggio, nella vita che si fa punto di equilibrio o di fuga verso un orizzonte leso ma pur sempre visibile. Soprattutto un “noi” che si fa nella parola. Una lingua che scuote alle fondamenta le certezze presunte dell’atto poetico come tale arrivando ad una sorta di illusorio leopardiano dove se “nel pensier mi fingo”, qui puoi vedere con la pelle, sentire la luce con le ossa, mentre le immagini destabilizzano il lettore per trascinarlo là, dove il poeta tenta di riassorbire la contraddizione nel suo intento ri-creativo. —
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