Le fake news corrono sul web ma anche Costantino ne sapeva qualcosa
Se ne parla dappertutto, tanto che sembra un concetto connaturato al mondo odierno e, in particolare, a quel mondo reale-virtuale che è la Rete. Ci riferiamo alle fake news, le "notizie false" o "bufale", come potremmo dire in italiano per evitare l'ozioso (e tutto sommato inutile) anglismo. Il fenomeno è assurto agli onori delle cronache nel 2017, quando il Collins Dictionary ha deciso di scegliere fake news come parola dell'anno. Ma siamo così sicuri che ciò a cui l'espressione si riferisce sia davvero un fatto nuovo?
Secondo quanto spiegano i due esperti di comunicazione Michelangelo Coltelli e Noemi Urso, autori di un volumetto dal titolo “Fake news. Cosa sono e come imparare a riconoscere le notizie false” (Franco Cesati Editore, pagg. 104, euro 12), non è affatto così.
Nella loro trattazione prendono le mosse da un esempio medievale, quello della Donazione di Costantino, un documento che oggi sappiamo falso (scritto molto probabilmente nella seconda metà dell’VIII), ma la cui autenticità ancora ai tempi di Dante non era messa in discussione. In quel testo, che veniva attribuito appunto a Costantino, l’imperatore concedeva a papa Silvestro I e ai suoi successori la sovranità su Roma e su larga parte dei territori italiani. La fake news serviva a giustificare giuridicamente (e dunque a consolidare praticamente) il potere temporale della Chiesa. Sarà l’umanista italiano Lorenzo Valla a dimostrare, nel Quattrocento, che il documento era stato scritto molto tempo dopo la morte di Costantino (avvenuta nel 337): analizzando attentamente il testo e applicando gli strumenti della filologia, Valla dimostrò che il latino utilizzato era assai più tardo di quello che si usava nel IV secolo, smascherando così i “falsari”.
E oggi, invece, dove si annidano le notizie false? Dappertutto, non solo su Internet. Per esempio in certi titoli di giornale, che spesso affermano qualcosa che poi nel relativo articolo non c'è, al solo scopo di attirare l'attenzione del lettore (e magari fargli acquistare quel giornale o quella rivista). Nei siti web, dove conta il numero di clic, il fenomeno è ancora più esasperato. Anche la politica ha le sue colpe, perché spesso le fake news sono fabbricate ad arte proprio dietro sua spinta: «uno dei motivi più subdoli per costruire notizie false è legato al potere invisibile, ma assai ambito, di riuscire a manipolare l'opinione pubblica».
Il libro offre anche alcuni consigli su come smascherare le notizie false. Per esempio, se consultiamo un sito Internet dedicato a particolari argomenti, conviene verificare quale sia il profilo scientifico di chi vi scrive. Chiediamoci sempre quale sia la fonte di una particolare notizia: i motori di ricerca (come Google) possono aiutare. E, infine, se non siamo sicuri della veridicità di una notizia, è bene non condividerla: «È una regola semplice ma che può davvero rendere i social un posto migliore e più sicuro». —
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