Le “Juliet’s Letters” di Costello con Matteucci e Paul Klee Quartet

la rassegna trieste «Lettere a Giulietta» dall'humor inglese rilette con gusto italiano. Va in scena per la prima volta nell’ambito del TriesteLovesJazz (stasera alle 21 al castello di San Giusto...

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«Lettere a Giulietta» dall'humor inglese rilette con gusto italiano. Va in scena per la prima volta nell’ambito del TriesteLovesJazz (stasera alle 21 al castello di San Giusto con ingresso libero) la nuova versione delle "Juliet’s Letters" del geniale musicista bitannico Elvis Costello prodotta da Sergio Cossu e interpretata dalla più celebre voce del musical italiano, Vittorio Matteucci. Matteucci, che si definisce cantattore, è noto per la sua partecipazione a tutti i principali musicali italiani degli ultimi vent’anni (da "Notre Dame" a "Tosca" a "Romeo e Giulietta"). Accanto a lui sul palco il Paul Klee Quartet. «Il progetto – spiega Cossu, produttore e autore di successi per Enzo Jannacci e Matia Bazar - nacque quando, nel '93, Costello lesse che ogni anno a Verona arrivano migliaia di lettere per Giulietta. Costello non ha indagato la natura delle missive, d’amore e non solo, ma assieme al Brodski Quartet ne ha inventato 19 di argomento vario: alcune deliranti, altre di passione, altre ancora commerciali. L’opera non rappresenta un omaggio a Shakespeare, né all’amore, ma spalanca piuttosto una finestra sulle follie umane». «Quello di Costello - prosegue Cossu - è un lavoro dal sapore grottesco e ironico e Matteucci è stato bravissimo a trasportare il mondo dell’autore in italiano. La sua rilettura rispetta la vocalità di Costello senza modificarne una singola nota, trasformandola però in un’opera melodrammatica, più in stile italiano».

L’operazione è stata condotta a termine con il benestare dello stesso Costello. «La particolarità dell'opera - riprende l'editore della Blue Serge - è che dal punto di vista musicale "Lettere a Giulietta" non è prettamente pop, ma è anzi più vicina ai lieder classici: siamo insomma al confine tra classica e pop. Con Trieste ho un forte legame personale, affettivo e professionale e il fatto di debuttare con questo lavoro particolare in una città altrettanto particolare e magica è un bel sogno che si realizza, grazie al direttore artistico del festival, Gabriele Centis, che ci ha creduto». —

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