Le Ronde Bobane del futuro

In una città alla Blade Runner si respira aria di malvasia
Di Alessandro Mizzi

Ho sognato che a Trieste pioveva sempre e le automobili volavano a venti metri di altezza. Sembrava Blade Runner. C'era il 200 % di umidità, l'Acegas spargeva nell'aria malvasia vaporizzata e la gente era sempre di buon umore. Sugli autobus c'era il Wi-Fi gratuito, ma gli immigrati avevano tutti il telefonino pagato con i soldi degli italiani, il problema erano gli istriani che con l'incentivo della tessera dell'autobus a 5 euro l'anno passavano le giornate in corriera a telefonare gratis con WhatsApp. La Casa delle Culture era diventata una palestra di addestramento delle Ronde, arti marziali e meditazione con il metodo “Annienta il terrone che c'è in te”. Solo che le ronde a Trieste, non potendole chiamare Padane, le avevano chiamate “Bobane”. La ferriera nell'atmosfera di Blade Runner era uguale, solo che era stata riconvertita da anni in un'immensa caldaia che produceva tonnellate di bollito misto. C'era sempre puzza ma era una puzza ecologica. Come nel film la città era piena di replicanti che si confondevano tra i commercialisti, i politici e tra i parenti più stretti. Arrivo in piazza Unità e vedo un gruppo di uomini, pieni di tatuaggi che sputavano a terra: erano le Ronde Bobane. Mi chiedono se sono triestino. Io dico di si ma mi chiedono a memoria la ricetta del Presnitz. Momento di panico. Riesco a scappare mi arrampico sull'orologio del Municipio e chi trovo appollaiato tra Mikeze e Jakeze? Rutger Hauer che mi dice: Ho visto cose oltre il bivio di Aurisina che voi triestini non potete immaginare.

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