L’Enterprise viaggia esplorando ancora i grandi spazi ignoti

Un incontro-scontro d'imponente portata edipica tra uno dei capitani di navi spaziali più iconici della storia del cinema, James Tiberius Kirk, e il padre che non ha mai conosciuto? Un cortocircuito spazio-temporale in cui si incrocerebbero per la prima volta il personaggio interpretato da Chris Pine e il padre morto il giorno della sua nascita, con il ritorno di Chris Hemsworth dopo il gustoso cameo che inaugurava la nuova serie cinematografica? Se i dettagli ancora non si conoscono, sappiamo che sarà questa la rotta cui punterà il prossimo “Star Trek” e la sua celebre ammiraglia: la sceneggiatura per il quarto capitolo del reboot è già pronta, annuncia in questi giorni J.J. Abrams in persona, colui che ha fatto di queste “ripartenze” – vedasi anche l'altra saga stellare “Star Wars” - quasi un marchio di fabbrica tanto brillantemente sono risolte. Anche sul versante del piccolo schermo il fortunato franchise non langue: le riprese della nuova serie TV omonima, fa sapere la CBS, inizieranno a settembre, con al timone un deus ex machina eccellente come Bryan Fuller.
Come dire, cinquant'anni e non dimostrarli: tanti sono quelli trascorsi dalla prima messa in onda della leggendaria saga ideata da Gene Roddenberry nel 1966. E aspettando l'atteso ricongiungimento familiare dei Kirk, arriva nelle sale italiane, un giorno prima che negli Usa, “Star Trek Beyond” e la sua USS Enterprise a sbarcare con un carico perfettamente bilanciato di emozioni, iniezioni di adrenalina ben assestate, sequenze spettacolari e un gradevole humour, componenti in grado di soddisfare palati più ampli che non quelli dei soli fan del teletrasporto e “trekkies” della prima ora.
Sbarca col suo carico fortemente emozionale, si diceva, tra l'omaggio al suo creatore che ritorna attraverso continui rimandi e il commosso ricordo - anche questo a più riprese - di Leonard Nimoy, scomparso durante la lavorazione, com'è anche l'ultima volta che udiremo l'inconfondibile accento russo di Anton “Chekov” Yelchin. Niente paura, è sana commozione ma i fazzoletti sono al bando. A (tele)trasportarci nel plot c'è infatti, per la prima volta dopo l'”era J.J.”, qui produttore, Mr. Fast and Furious Justin Lin, che in quanto a regie “a tavoletta” sa il fatto suo – ne ha diretti ben quattro - ma senza in questo caso stravolgere lo spirito dell'originale. La storia è semplice, quasi un episodio tratto dai telefilm: tutto procede per il meglio per l'equipaggio dell'Enterprise, siamo al terzo anno della missione quinquennale, la stazione spaziale Yorktown è pronta c'è pure tempo, a bordo, per qualche schermaglia amorosa. Sembrerebbe che le uniche rogne derivino dagli alieni Teenaxi che vediamo inveire minacciosi, mentre si rivelano presto minimi e risibili, in un incipit in cui affiora subito la componente umoristica di cui è venato il film. Non fosse che una comandante aliena raccolta a vagare nello spazio chiederà a Kirk (un solido Chris Pine) di virare verso una nebulosa lontana che avrebbe inghiottito il suo equipaggio. Generoso come sempre, l'eroico comandante non si tirerà certo indietro, e sarà l'inizio di una montagna di guai.
Se appare eccessivamente schematica la scelta di dividere i protagonisti in coppie ad affrontare i tanti pericoli sulla nebulosa, i brutti incontri – Krall, interessante villain interpretato da Idris Elba - come anche quelli più piacevoli - Jaylah, intrepida guerriera nerostriata e dal volto bianco-gesso, new entry particolarmente accattivante - cresceranno in importanza nella seconda parte, arricchendo una trama comunque lineare e senza grandi sorprese. Un lavoro di scrematura voluto e cercato dopo una produzione piuttosto avventurosa, con riprese aggiuntive e creazione di nuovi personaggi a lavorazione ultimata. Un grosso contributo lo ha dato in questo senso l'attore inglese Simon Pegg, nei panni di Montgomery Scott ma anche in quelli, non meno brillanti, di sceneggiatore. Tra gli highlights che si ricorderanno, da manuale i duetti tra il Dr. McCoy di Karl Urban e l'algido Spock (un Zachary Quinto che vorrebbe abbandonare il franchise); c'è spazio anche per scoprire la bella famiglia di Sulu (John Cho) - sorpresa! - mentre, per neutralizzare i cattivi, niente di meglio di “Sabotage” dei Beastie Boys sparata a palla nell'iperspazio.
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