Leporello e Donna Anna, un gradito ritorno a Trieste

Il basso napoletano Carlo Lepore e il soprano spagnolo Raquel Lojendio hanno cantato qui a inizio carriera

TRIESTE. È terra di debutto per molti artisti dei due cast di “Don Giovanni”, il palcoscenico del Teatro Verdi, per altri è un felice ritorno. Agli inizi della sua carriera Carlo Lepore aveva cantato a Trieste “La cambiale di matrimonio” di Rossini. Ora lo vedremo nel ruolo di Leporello, un personaggio a cui si sente affezionato. «È un personaggio rivoluzionario - dice -, speculare a Don Giovanni, che è quasi sovrannaturale, è il mito, la sfida all’impossibile; Leporello rappresenta le paure, l’umano, il freno a queste sfide, e rimane in maniera più cauta ad affrontare il destino. C’è una grande confidenza tra loro».

Il basso napoletano canterà prossimamente “Don Pasquale” a Palm Beach, “L’italiana in Algeri” a Montréal, “Il barbiere di Siviglia” a Londra, e nel marzo 2016 lo aspetta Don Magnifico in “Cenerentola” al Teatro Regio di Torino. «Io ho studiato con Paolo Montarsolo, - racconta - uno dei bassi buffi più riconosciuti della sua generazione, che mi ha sempre incoraggiato verso un repertorio brillante, semiserio. Lui mi scelse all’Accademia di Mantova, dove c’era Katia Ricciarelli, dicendomi: “Tu devi fare Don Magnifico, te lo insegno io”. Ho pensato molto al mio maestro quando è stato il momento della “Cenerentola” televisiva, con la regia di Verdone e con il maestro Gelmetti».

Anche il soprano spagnolo Raquel Lojendio, che darà voce a Donna Anna, ha conosciuto Trieste nei primi momenti della sua carriera. «Sono venuta qui una decina di anni fa, - spiega - ho fatto “Alcina”, “Falstaff”, “Il cavallino bianco”. Ero più giovane, per me era quasi come un’Opera Studio. E adesso questo ritorno in veste più professionale è stupendo perché ho più padronanza della tecnica, e questo ruolo bellissimo che mi hanno offerto per me è come un regalo. Ho ritrovato una città più fresca, più aperta al mondo. Mi piace tanto Trieste».

Nata a Yerevan, la capitale dell’Armenia, il soprano Anush Hovhannisyan parla delle sue radici come di un bagaglio culturale che la seguirà in ogni ruolo. È al suo debutto al Teatro Verdi. «Mozart è qualcosa di sacro - dice - e vorrei sempre averlo nel mio repertorio». E dedica un bel pensiero al team che lavora dietro le quinte. «Mi ha colpito perché sono persone che, pur non avendo i grandi mezzi dei teatri di fama internazionale, mettono amore e forza nel lavoro, facendo funzionare tutto al meglio».

Maria Cristina Vilardo

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