“L’estranea di casa” dà il via a S/Paesati a Trieste: una finestra sul mondo

Spettacoli, incontri e proiezioni nella quattro giorni del festival che spazierà dall’Africa all’Europa orientale

Federica Gregori
"L'estranea di casa", il monologo di e con Raffaella Giancipoli
"L'estranea di casa", il monologo di e con Raffaella Giancipoli

Luminiţia fa sempre lo stesso sogno: va in aeroporto a prendere i figli che la raggiungono in Italia, ma questi non la riconoscono e la cacciano, cercando la vera mamma. Sono invece reali le lunghe telefonate col bimbo più piccolo, «orfano di madre viva», che ne attende speranzoso il ritorno. Perché alla fine lei, insegnante in Romania e migrante per lavoro come badante, si è ridotta ad essere “L’estranea di casa”, come titola lo spettacolo che oggi, 13 novembre, inaugurerà S/Paesati: la rassegna di eventi sulle migrazioni compie 25 anni e si consolida come spazio prezioso di riflessione e approfondimento su un tema che resta una ferita aperta, irrisolta anche nel nostro più vicino quotidiano.

Sarà una speciale edizione concentrata in quattro giorni, con una “coda” a dicembre e poi a febbraio 2025. Cuore del festival, il Teatro Miela, che ospiterà i primi quattro spettacoli proponendoli a ingresso gratuito. Quest’anno, poi, Bonawentura organizza la manifestazione in collaborazione con il Premio Giornalistico Internazionale Marco Luchetta – le cui iniziative si svolgono in concomitanza – e con il Teatro Stabile Sloveno, che sarà sede degli ultimi due appuntamenti.

L’inaugurazione con “L’estranea di casa”, il monologo di e con Raffaella Giancipoli proposto alle 20.30, sarà preceduto alle 18.30 da un incontro dove si presenterà “L’esperienza del Peacework”, un laboratorio tessile creativo e solidale promosso dalla Comunità di Sant’Egidio.

Non mancherà il Mercatino Solidale curato dalla Bottega Senza Confini, in apertura e anche il giorno seguente, un giovedì che avrà al centro un film di una giovane voce del cinema africano: quella della regista burkinabè Apolline Traoré, una che ha studiato a Boston ma che è voluta tornare in patria per raccontare come vivono, e soprattutto cosa rischiano, le sue coetanee.

“Sira”, alle 18, ha vinto il Premio del pubblico della sezione Panorama alla Berlinale 73 ed è una delle rare occasioni di vedere cinema dall’Africa: una storia di vendetta da parte di una nomade che, viaggiando con la famiglia per incontrare il futuro sposo, vedrà i genitori massacrati e lei stessa violentata e abbandonata in pieno deserto.

A fine proiezione, in originale con sottotitoli, è previsto un dibattito a più voci tra donne migranti giunte a Trieste.

Arriviamo a venerdì: la mattina alle 11 sarà al Miela Mira Żelechower Aleksiun, pittrice polacca nata ne l’41 sulle rive del Don da una famiglia ebraica in fuga dai nazisti: dialogherà con l’artista, di cui si vedranno le opere della serie “Far tacere i demoni”, la fotografa Monika Bulaj, in un incontro promosso dal Civico Museo della Risiera di San Sabba.

Alle 20.30, poi, uno spettacolo che è anche un viaggio per immagini e parole. Costruito sui testi dell’ultimo libro di Gabriele Del Grande “Il secolo mobile” e gli archivi audiovisivi del Novecento,

“Il secolo è mobile – La storia delle migrazioni in Europa vista dal futuro” è un monologo multimediale con Del Grande protagonista, prodotto da ZaLab in collaborazione con CinemaZero: la visione diversa che offre sarà quella di provare a raccontare la storia delle migrazioni in Europa vista dal futuro, in uno spettacolo che dopo un lungo e seguito tour approda finalmente a Trieste.

Sabato: Concertina 22 è il nome tecnico del filo rasoiato di nuova generazione, in acciaio zincato e lame, che ha sostituito il classico spinato per rendere invalicabili i confini d’Europa e altri luoghi del mondo. Di “estrema sicurezza”, ci blinda e separa sempre di più: Roberta Biagiarelli insieme al giornalista Duccio Facchini e le immagini di Luigi Ottani allestisce alle 20.30 uno spettacolo intitolato proprio così, “Concertina 22”, per «conoscere e condividere il dramma delle persone migranti e i nuovi muri costruiti nel cuore d’Europa».

Cambio di location e mese per ritrovarsi, mercoledì 18 dicembre, al Teatro Stabile Sloveno alle 20 con la danza di “Amateur Smuggler” , performance di Silvia Gribaudi e Andrea Rampazzo che dal superamento dei confini storici e politici inneggia all’appartenenza e al desiderio di comunità. S/Paesati si chiuderà quindi nel 2025, allo Stabile sloveno domenica 2 febbraio con “Sabir”, nuova opera del regista e coreografo italo-africano Mvula Sungani, ancora uno stimolo a interpretare l’integrazione non come privazione ma come ricchezza. —

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