Ligabue dal Rocco balla sul mondo

In più di quindicimila per la tappa triestina del tour negli stadi con brani classici e nuovi
Di Giulia Basso

TRIESTE. La pausa agostana gli ha fatto bene: sul palco dello stadio Rocco, scaldato dalla presenza di oltre 15 mila persone, il Liga c’è salito con quella carica contagiosa che già al Meazza e a San Siro aveva mandato in visibilio i suoi fan, vecchi e nuovi. Ad attendere il rocker di Correggio c’è un autunno di fuoco, perché per questo sua seconda parte del Mondovisione Tour – Stadi quella triestina è la prima di altre tre date che lo porteranno dal Nord al Sud d’Italia (ci saranno ancora Torino, Bologna e Bari) prima di migrare, per la prima volta, negli States e in Canada con cinque concerti. E’ una ripartenza che Ligabue gioca all’insegna di una ricetta già ben sperimentata, che combina le nuove canzoni del suo sei volte album di platino, che dà il nome al tour, con i vecchi successi. La scaletta proposta è un viaggio nella storia del cantautore emiliano: si va da brani più rock come “Balliamo sul mondo” e “Urlando contro il cielo”, passando per i nuovi successi, come “Siamo chi siamo”, l’ultimo singolo del rocker di Correggio, per arrivare ai grandi classici pop con cui sono cresciute diverse generazioni, “Ho messo via”, “Certe notti”, “Piccola stella senza cielo”. Il Liga non dimentica che sono queste le canzoni che gli hanno fatto guadagnare decine di migliaia di fan, e non intende scontentare il suo fedelissimo pubblico. D’altra parte per un musicista con oltre vent’anni di carriera alle spalle e 17 album all’attivo non è difficile esaudire i desideri di una platea di ogni età, che sugli spalti balla e, soprattutto, canta insieme a lui. Ancora una volta il cantautore emiliano - accompagnato anche in quest’avventura dal suo fidato gruppo composto da Federico “Fede” Poggipollini (chitarra), Niccolò Bossini (chitarra), Luciano Luisi (tastiere e programmazioni), Michael Urbano (batteria) e Davide Pezzin (basso) - regala un live all’insegna dell’interazione. Quando il concerto entra nel vivo alla sua voce si sovrappongono migliaia di altre voci dalla platea. Lui a tratti tace, lascia cantare il pubblico, resta ad ascoltare i suoi fan, come se volesse davvero verificare che conoscano le sue canzoni parola per parola. E la risposta non si fa mai attendere. Merito di una carriera giocata quasi interamente sulla cresta dell’onda, con album che hanno fatto da colonna sonora a generazioni di adolescenti, cresciuti insieme a lui, che anche con mezzo secolo di vita alle spalle, nella migliore tradizione dei rocker, ha tagliato i capelli ma non ha perso, come Sansone, la sua forza. Merito dei suoi testi semplici e immediati, che vanno dritti al cuore. Non è un caso che i suoi fan li conoscano a memoria: certo la musica è importante, ma a conquistarli sono da sempre le parole, è il Liga “poeta” più del Liga musicista. Anche il palco, una grandiosa struttura a 180 gradi, retta da un sistema di contrappesi pari a circa 22 mila chili, è stato pensato proprio per garantire un’ancora maggiore interazione tra il musicista, che risulta così “esposto” alla platea, e il suo pubblico. Proprio il particolarissimo palco, con il suo sistema luci studiato per uno show da gustare rigorosamente al buio, ha costretto gli organizzatori a imporre alcuni cambiamenti nella collocazione del pubblico, con il riposizionamento di alcuni posti in altri settori, diversi da quelli prospettati in sede d’acquisto del biglietto. L’apertura delle porte del Rocco è iniziata già da metà pomeriggio, ma per l’inizio del concerto, aperto come da attese con il brano, tratto dal suo ultimo album, “Il muro del suono”, si è dovuto attendere il calare delle tenebre.

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