L’inventore di Google Art: «Adesso sogno la Sistina»
ROMA. «Il mio sogno proibito? La Cappella Sistina». Parola di Amit Sood, l'uomo che ha spalancato le porte dei più importanti musei del mondo, dall'Ermitage di San Pietroburgo al Met di New York, portando sul web le loro collezioni. Sorriso aperto e genio visionario, nato a Bombay ma con un passato tra Ericsson, Del e nel settore no-profit, Sood è l'inventore e fondatore di Google Art Project, sistema on line che tra immagini in altissima risoluzione e Street View permette specialissimi tour direttamente sul proprio pc, tablet o cellulare.
Da sempre appassionato d'arte, Sood ha sviluppato il progetto in quel 20 per cento di «tempo libero» che Google mette a disposizione dei suoi dipendenti proprio per creare e sperimentare le proprie idee. E dal 2011 a oggi la sua «creatura» è cresciuta fino a diventare un network da 345 partner tra musei, fondazioni, istituti culturali, con oltre 63 mila opere ospitate e un traffico di 19 milioni di visitatori. La maggior parte da Stati Uniti, Francia, Italia e dai nuovi mercati emergenti, come Cina, Russia, India.
«Quando il progetto è partito - racconta Sood, oggi Director presso il Google Cultural Institute - molti temevano che il pubblico avrebbe smesso di andare fisicamente nei musei. Invece non c'è mai stata una frequenza alta come oggi. E la tendenza è ancora in crescita, perchè quando si ammira qualcosa online poi si desidera vivere l'esperienza emotiva di persona, con i propri occhi. La rete non sostituirà mai la vita, anzi ci ricorda cosa abbiamo dimenticato». Oggi su Google Art è possibile curiosare tra le collezioni della Tate Gallery di Londra o della Reggia di Versailles, spaziando dall'iconografia Bizantina ai lavori post impressionisti di Cezanne, da Whistler a Rembrandt.
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