Lo scandalo Joyce tra sesso e divorzi

Una rilettura dell’«Ulisse» di Peter Kuch
Adulterio, sesso e tradimento sono per Peter Kuch i veri temi dell'«Ulisse» di Joyce e per sfatare la favola del figlio alla ricerca del padre ha scritto “Irish Divorce/Joyce's Ulysses” (Palgrave 2017). Kuch è tra gli ospiti più attesi della ventunesima Trieste Joyce School e questa mattina, alle 11.30 all'Auditorium del Revoltella, parlerà di situazioni al limite della legalità descritte nell'opera più famosa dello scrittore dublinese, che ha vissuto a lungo a Trieste.


Professore di Studi irlandesi in Australia, Francia e Irlanda, Kuch insegna ora all'Università di Otago, Nuova Zelanda. Il suo libro suggerisce un'inaspettata lettura del romanzo di Joyce nell'ottica delle conseguenze legali per l'adulterio consumato da Molly nel corso del 16 giugno 1904 e delle possibilità che ha Leopold Bloom d'ottenere il divorzio.


Kuch spiega come quest'eventualità non era stata presa in considerazione dalla critica in quanto in Irlanda il divorzio era impensabile, infatti: «Le precedenti letture del romanzo erano penalizzate da una limitata conoscenza della giurisdizione britannica in epoca Vittoriana ed Edoardiana. Nel 1904 l'Irlanda faceva ancora parte del Regno Unito – sottolinea - e quindi i tribunali inglesi venivano spesso in aiuto a richiedenti divorzio provenienti da giurisdizioni più rigide come quella scozzese o irlandese, dove il matrimonio era visto come un sacramento inviolabile».


La tesi di Kuch rimette provocatoriamente in discussione il meccanismo narrativo di uno dei capolavori del '900. Sull'«Irish Times» Terence Killeen ha scritto che “il punto” di Irish Divorce/ Joyce’s Ulysess è dato dal fatto che i pensieri dei due protagonisti attorno al divorzio sono «un'autentica possibilità, e questo cambia i rapporti di forza nel loro rapporto, e del concetto stesso di matrimonio in Irlanda a inizio '900».


Per scoprire come Bloom possa riuscire a liberarsi dei suoi obblighi matrimoniali, cruciali sono state le ricerche negli archivi di mezzo mondo, ma soprattutto un'attentissima lettura del romanzo: «Mi ha aiutato l'umanità di Bloom descritta da Joyce, - sottolinea - le sue reazioni alla scoperta del tradimento, il tentativo di preservare la propria identità e salvare dalla catastrofe ciò che più ama. Bloom è però anche occupato a fare lo Sherlock Holmes, conosce le leggi inglesi e sa che, prendendo domicilio in Inghilterra, può ottenere una sentenza di divorzio dal Probate, Divorce and Admiralty Division del King’s Bench, un tribunale che aveva sede solo a Londra. Eppure, anche se ha infine evidenze incontrovertibili dell'adulterio di Molly, le sue possibilità di successo sono limitate, perché potrebbe essere accusato di aver favorito in vario modo le circostanze, per non parlare poi delle sue dubbie frequentazioni di Nighttown».


Insomma, la vita è dura per il nostro antieroe, ideato da Joyce nella bella Trieste quando era gelosissimo della sua Nora. E non è forse un caso che nel romanzo Bloom e Molly non hanno più rapporti sessuali da 10 anni e che la loro crisi matrimoniale esploda proprio quel fatidico 16 giugno. «Per i Joyce, quella era una data importante - aggiunge Kuch – e con ciò non voglio insinuare che l'Ulisse fosse un avvertimento a Nora, o una confessione di Joyce; certo è un testo che, con molte sfumature, esplora le pressioni che la vita impone all'interno di una seria relazione di coppia». Un rapporto complesso, sofferto, per l'umanissimo Bloom che ci appare sempre sul banco degli imputati nel processo del “Tribunale della Coscienza”, ma per Kuch l'Ulisse «con la sua enfasi sulle incertezze, le prevaricazioni, le auto-giustificazioni, più che un processo alla coscienza è una detective story, o una parodia di quel gran teatro che è il tribunale. Sta di fatto che sia Molly che Bloom si addormentano alla fine della loro lunga giornata sognando a occhi aperti “vite alternative” che escludono rispettivamente l'un l'altro, e poi, cosa decideranno di fare la mattina del 17 giugno 1904 non lo sapremo mai».


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