L’ultima festa di Cosmo è domani al Miela

Domani alle 21.30 Cosmo è in concerto al Teatro Miela. La serata rientra nel ciclo "Sound&Vision" e prevede anche "contaminazioni tra immagine, luci e suono" prima (dalle 19.30) e dopo il concerto. Marco Jacopo Bianchi, in arte Cosmo, ha scandito con la sua musica l'estate del 2016, il suo secondo disco "L'ultima festa" è uno degli album italiani più apprezzati dell'anno, trainato dal singolo omonimo, che ha spopolato nelle radio. «Ho un bel ricordo del centro di Trieste - dice - sono stato un paio di volte con la mia band, i Drink To Me, al Tetris. L'ultima volta avevo trovato una bora massacrante, mi viene in mente adesso perché qua a Ivrea c'è un freddo terribile».
Che spettacolo propone?
«Porterò in teatro la discoteca. Il live è abbastanza "aggressivo" nei suoni e nell'attitudine, sempre pop ma a livello sonoro molto forte, con la cassa che batte in quattro in quasi tutto il concerto, come a un dj set dance. Sul palco con me ci sono Mattia Boscolo e Roberto Grosso Sategna, entrambi batteristi che faccio suonare in piedi sia percussioni fisiche che elettroniche. Uso l'effetto controluce con le barre led e le luci sono sincronizzate alla musica».
Solo pezzi dell'ultimo disco?
«Ne ho ripreso qualcuno del disco precedente riarrangiandolo come se l'avessi scritto oggi. Ho adattato i pezzi vecchi al mood e allo stile dei nuovi e quindi sono riuscito a legarli in maniera più coerente».
Dalla sua canzone "Dicembre" sembra non amare l'avvicinarsi del Natale.
«Ma no, non mi dispiace questo mese. Quella è la canzone più romanzata del disco, non parla di me ma prendo ispirazione da cose accadute accanto a me. Il tema è quello dell'incomunicabilità e certe cose vengono fuori in maniera particolare sotto le feste».
Il termine pop si porta ancora addosso qualche pregiudizio.
«Forse è un retaggio culturale di sinistra, delle generazioni precedenti, per cui bisognava ascoltare la canzone d'autore impegnata e non il pop. Altri hanno il retaggio del punk, l'idea dell'autoproduzione, dell'essere indipendenti. Dobbiamo superare ’ste robe, perché è l'unico modo per fare un pop di qualità. Ci sono tanti musicisti che conosco che fanno cose ultrasperimentali, ma secondo me farebbero il pop molto meglio di altri».
Calcutta, Motta, i Cani, The Giornalisti, Ex - Otago… Il muro del mainstream è stato sfondato?
«Il pubblico si sta allargando in maniera trasversale, non ho fatto successo solo nella scena indipendente, ai miei concerti c'è di tutto, anche chi ti scopre per caso, che magari si è sorbito "L'ultima festa" che ha fatto molto successo in radio, genitori con i figli, diciottenni, tamarri… Tutti! Gli appassionati di musica magari sanno che non ho fatto nulla di innovativo, un disco di pop e dance fatto con il cuore, però per la gente comune è una novità perché quella roba non c'è, non gira».
Compare anche nel nuovo disco di Boosta.
«Ha fatto un disco di duetti e mi ha contattato con la canzone già pronta. Gli ho chiesto di poter intervenire un po' sul testo e sulla melodia e mi ha concesso massima libertà».
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