Ma Batman è un eroe di Lego

Due miti dello stesso universo nel film di Chris McKay, tra dissacrazione e parodia
Di Cristina Borsatti

Due marchi, due miti all’interno dello stesso universo. Così, Batman e Lego, all’interno di “Lego Batman–Il Film”, spin-off di “The Lego Movie”, già cult, migliore del precedente per tante ragioni. Una sorpresa che mette in scena tutta la mitologia del supereroe più “oscuro” di sempre a colpi di comicità e grandi temi. La storia è più complessa e stratificata, in una Gothan City dove, dopo l’ennesimo successo di Batman contro Joker, il commissario di polizia Jim Gordon lascia il suo incarico alla figlia Barbara, che ha tutte le intenzioni di cambiare le cose in città, a partire da quel legame di dipendenza che unisce Batman ai suoi concittadini. Per dimostrare di essere insostituibile, l’eroe mascherato imprigiona Joker nella Zona Fantasma, la prigione spaziale popolata dai peggiori criminali dell’Universo. Peccato che il piano di Joker prevedesse proprio questo… Oltre la trama, una leggenda, su cui sembrava davvero impossibile aggiungere qualcosa, dopo Burton, dopo Nolan. Solitario, oscuro, maledetto, qui il Pipistrello di Gotham City, dopo aver salvato il mondo, si ritrova solo a fissare il vuoto nella bat-caverna.

Superuomo solo, pieno di complessi e insicurezze, nonostante il successo passa le serate a riscaldare aragoste al microonde e a vedere film romantici, senza mai una visita. Sbruffrone, sfrontato, egocentrico. «Sono invecchiato in modo fenomenale», dice con voce piuttosto cavernosa, come si addice a un pipistrello (che nell’originale è quella di Will Arnett, nel doppiaggio italiano di Claudio Santamaria), ma la sua criptonite è profonda, la sua vera paura è rifarsi una famiglia dopo aver perso la propria, e con “Batman Lego Movie” è arrivato il tempo del riscatto.

Una redenzione dissacrante e parodica, sin dai titoli di testa, dove la voce di Batman, su schermo nero, ironizza sul nero al cinema, lanciando la prima di mille frecciatine ai bat-blockbuster, e non solo, che nei decenni si sono avvicendati sullo schermo. Ironia e autoironia in un film di mattoncini colorati, che in molti già considerano uno dei cinecomic più riusciti di sempre. Perché la parodia non è solo divertente, è sfruttata implacabilmente per spogliare il supereroe di ogni armatura, mostrandoce fragilità e paure e, al contempo, per mettere a nudo la natura dell’operazione, commerciale, smascherandola senza timore e valorizzandola ai massimi livelli. Non prendiamoci troppo sul serio, suggerisce “The Lego Batman”, passando in rassegna decenni di bat-mania, carta stampata, televisione e cinema, trasformando la parodia in omaggio, sino a rendersi irresistibile. Sauron, Voldemort, la Strega Cattiva dell’Ovest, Godzilla e King Kong, i Gremlins e gli Agenti di “Matrix”, tutti insieme sullo stesso schermo, citazioni e rimandi che è impossibile afferrare con una sola visione. La sceneggiatura gioca con i brand per valorizzarli, un prendersi in giro rispettoso, tra amici legati da decenni. Legame che il pubblico condivide con brand, eroi, supereroi e generi, e il gioco è fatto. Per la gioia di molti, nella pellicola firmata da Chris McKay finisce di tutto, con irriverenza, rispetto e stile, dallo spirito camp della serie tv degli anni Sessanta a una riflessione sul ruolo del Joker e dei villain, perché senza la sua nemesi Batman non esiste, come non esisterebbero le icone. Metacinematografico, metalinguistico, metacommerciale, un’esplosione pop che non molla la presa per novanta minuti, puntando dritto al nostro immaginario. Film per adulti, allora, eppure a misura di bambino. Quel fanciullino che è in ognuno di noi, e quello che realmente è tale, e che godrà delle rocambolesche avventure, dei suoi amati mattoncini e di un didascalico tributo alla bat-amicizia.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo