Marco Polo, una “graphic novel” in salsa veneta

L’emergente Marco Tabilio ha rivisitato il “Milione” in un romanzo a fumetti. Con qualche sorpresa

Più del cinema, più di ogni trasposizione o riscrittura, il graphic novel, o per dirla in italiano il romanzo a fumetti, ha la capacità e la possibilità di reinventare un testo classico. Come strumento narrativo richiede infatti una sintesi estrema di testo e immagini che mal sia adatta ad ogni trascrizione diligente o semplicemente conservativa dell’originale. La reinvenzione, insomma, è un obbligo e lo è anche per Marco Tabilio, che per le edizioni padovane Becco Giallo ha dato una sua versione del “Milione” in “Marco Polo. La via della seta” (pp. 208, 18 euro) che arriva in libreria. Marco Tabilio è un disegnatore di Riva del Garda, meno che trentenne, ed esordisce con questo libro nel graphic novel, pur avendo alle spalle diverse esperienze nel campo artistico e del fumetto. Il suo Marco Polo si presenta come un romanzo di formazione ma non per questo rinuncia a quell’intreccio tra realismo e fantasia che contraddistingue la scrittura di Rustichello da Pisa e Marco Polo. E anzi l’inizio del racconto, con l’incontro tra Rustichello e Marco nelle prigioni genovesi dove la storia è stata scritta, sembra proprio suggerire questa doppia matrice, rimarcando il contrasto culturale fra Rustichello, nutrito dal ciclo arturiano e dalla chanson de geste ed, il contrario il realismo del mercante Marco.

Parte così il racconto della lunga avventura che porta Marco Polo nel Catai, viaggiando attraverso mondi che nel libro sono sintetizzati in splendide mappe fantastiche, ricostruite prendendo a modello la tradizione dei “mappa mundi” medievali, capaci di includere al loro interno, in estrema sintesi, non solo solo luoghi e nomi, ma anche animali, simboli, edifici, personaggi. E se in questa mappe che scandiscono il testo, il disegno di Marco Tabilio si fa ricco e affollato, per il resto la vicenda è resa con tratti essenziali, che raccontano nello steso tempo il clima di avventura e la interiorità di Marco, il suo stupore rispetto al mondo, la rabbia per una giovinezza senza padre, le solitudine che accompagnano il destino del viaggiatore. Come si sa, il “Milione” è uno dei testi più disorganici della tradizione letteraria. Non solo ne esistono un centinaio di edizioni manoscritte diverse ed in varie lingue, ma anche gli episodi inclusi ed esclusi cambiano di volta in volta. Per non parlare poi delle innumerevoli sintesi e riscritture che nei secoli si sono accumulate.

E poi c’è la storia, i tentativi, cioè, di ricostruire storicamente i viaggi reali di Marco Polo e il confronto tra i luoghi reali e quelli che vengono raccontati. Nel libro di Tabilio tutto questo confluisce mescolandosi, per cui un po’ è il “Milione”, un po’ la vera storia di Marco Polo, un po’ la realtà di oggi che si proietta sul passato. Così nella ricostruzione della vita in Cina confluiscono l’immaginario medievale di Marco e Rustichello, l’immaginario globalizzato della contemporaneità, ma anche i riferimenti a quella grande striscia disegnata, quasi un fumetto ante litteram, che è la Pergamena di Quinming, realizzata da Zhang Zeduan nel dodicesimo secolo.

Nicolò Menniti-Ippolito

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