Mario Mieli, un artista estremo nella sua bolla di solitudine

il personaggio
MILANO
Sono iniziate ieri a Milano le riprese de “Gli anni amari”, il nuovo film di Andrea Adriatico che racconta la vita di Mario Mieli, intellettuale italiano studioso delle teorie di genere, attivista omosessuale, scrittore e performer nell'Italia degli anni ’70. Si parte dall'adolescenza di Mieli (Nicola Di Benedetto) al liceo classico Parini di Milano e si passa poi alla vita notturna a parco Sempione e nei locali gay, quando ancora l'omosessualità era per molti sinonimo di disturbo mentale. E ancora il suo viaggio a Londra e l'incontro con l'attivismo inglese del Gay Liberation Front; il ritorno in patria e la fondazione di 'Fuori!', prima associazione del movimento di liberazione omosessuale italiano, e dei 'Collettivi Omosessuali Milanesi’; la pubblicazione del saggio Elementi di critica omosessuale; la popolarità mediatica, ma anche le turbe mentali. Intorno alla vita di questo intellettuale - suicidatosi prima di compiere i 31 anni - tanti nomi di amici e compagni che, come lui, hanno contribuito a cambiare quel mondo: Corrado Levi (architetto e artista interpretato da Francesco Martino, attore visto ne La finestra di fronte), Ivan Cattaneo (Davide Merlini, uscito da X Factor), il pittore Piero Fassoni (interpretato da Giovanni Cordì). Senza dimenticare i poeti Franco Buffoni e Milo De Angelis, Angelo Pezzana (fondatore di 'Fuori!'), Fernanda Pivano, Andrea Valcarenghi (fondatore della rivista 'Re Nudo’), Francesco Siniscalchi (massone che denunciò Licio Gelli e la P2).
«Non è il semplice racconto ardimentoso di una stagione di lotta per i diritti Lgbt - dice il regista - ma c'è anche lo sguardo su un ragazzo insofferente all'omologazione, sia quella 'eteronormativa’, sia quella di un movimento omosessuale che dopo i primi atti rivoluzionari cercava forme di normalizzazione». Ma chi era Mieli? «Un genio che ci ha sedotto, come riusciva con tutti. Ma anche un ragazzo immerso in una profonda solitudine, quella in cui aveva costruito la sua bolla di sopravvivenza e quella in cui era relegato da chi lo considerava troppo snob o troppo scomodo». —
Riproduzione riservata © Il Piccolo