Mario Sironi dieci anni dal classicismo al futurismo

Il 16 settembre apre alla Galleria Harry Bertoia di Pordenone l’esposizione curata da Fabio Benzi per il Comune e l’Erpac



Dal 16 settembre al 9 dicembre la Galleria Harry Bertoia di Pordenone ospiterà la mostra “Mario Sironi. Dal Futurismo al Classicismo 1913-1924” a cura di Fabio Benzi e realizzata dal Comune di Pordenone e dall’Erpac – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione - con l’attiva collaborazione dell’Associazione Mario Sironi. L’esposizione, che s’inserisce nelle iniziative per l’Anno Europeo della Cultura 2018 del Mibact ed è stata presentata ieri a Milano, intende approfondire attraverso circa duecento opere una fase cruciale dell’evoluzione stilistica di Mario Sironi (1885-1961), pittore, illustratore, grafico, scultore, architetto e scenografo, tra le figure più originali, intense e radicali del secolo scorso. L’attenzione è dedicata a un decennio della sua intensa attività, un periodo che si rivelò fondamentale per la storia dell’arte del Novecento.

L’esposizione è curata da Fabio Benzi, che si è occupato anche della grande e significativa mostra su Sironi tenutasi alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma nel 1993 ed è autore di molti importanti contributi sull’artista.

L’accurata selezione di dipinti, disegni e illustrazioni intende analizzare il concitato percorso pittorico di Sironi, che in pochi anni si confrontò con le principali correnti artistiche europee, reinterpretandole con risultati assolutamente autonomi e personali, di altissima qualità artistica. La mostra spazia dall’adesione appassionata all’avanguardia, che Sironi seppe incrociare con esperienze anche diverse ed eccentriche (come l’attenzione per l’ambiente cubo-futurista russo), alla crisi del periodo della Grande Guerra, fino alla ricerca di nuovi equilibri che vedranno un lento avvicinamento al ritorno all’“ordine” (con un’attenzione particolare a Picasso e Derain) passando attraverso le sperimentazioni spaziali della Metafisica di de Chirico.

Risalgono agli anni presi in esame alcuni dei suoi maggiori raggiungimenti estetici e poetici: dall’invenzione dei “paesaggi urbani” alle ieratiche figure neo-classiche, dalle immagini futuriste di camion e ciclisti alle scene politiche delle sue illustrazioni. In mostra, oltre a alcuni tra i suoi più celebri dipinti, come Solitudine (1925, esposto alla Prima Mostra del Novecento Italiano), vi saranno anche capolavori non esposti da diversi anni, come i dipinti futuristi Testa del 1913, e numerose tra le sue più significative opere grafiche. —



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